Così Sfera Ebbasta ha aperto la traccia Bancomat nel suo nuovo album Rockstar. Come se l’è cavata il trapking italiano?
Se bastassero i numeri per parlare di un artista, allora in questo caso Sfera Ebbasta sarebbe una leggenda. È pur vero che i numeri non determinano il talento di una persona, ma possono interpretare la realtà.
Infatti, dopo più di un mese dall’uscita del suo nuovo disco, Sfera campeggia in cima alla top 100 italiana di Spotify ed è persino entrato nella top 100 mondiale con 2 tracce, battendo ogni tipo di record di stream al giorno (detenuto da Salmo con Perdonami) .
Ad una porzione di pubblico dà estremamente fastidio considerare il rapper di Cinisello una colonna portante del rap italiano per aver, appunto, “ucciso” l’hip hop italiano con sprite e autotune. Di fatto però XDVR è il primo progetto trap italiano che ha portato in Italia la vera e propria definizione del genere musicale, la più grande rivoluzione musicale mai vista prima.
Prima lui, poi Ghali, Tedua, Izi, Rkomi e infine la Dark hanno creato una scena che si è sviluppata grazie al passa parola del mondo del web, ovviamente le critiche da parte del pubblico non sono mancate, da “Quello si fa codeina” a “Non le chiudete nemmeno con i lucchetti”.
Ma Sfera e i suoi amici hanno completamente rivoluzionato il rap italiano, dal modo di concepirlo, dall’immagine all’interpretazione e alla morale.
Come già fatto in precedenza, Sfera si è circondato di gente giusta senza rendere il tutto un “rendez-vuos tra amici”. In XDVR si possono notare le collaborazioni di Tedua e Izi, nell’omonimo album è presente solo la collaborazione del rapper francese SCH. In Rockstar emerge la presenza del giovane Dreftgold e della star dei MigosQuavo, che hanno dato vita ad una versione internazionale dell’album in cui emergono le figure di RichTheKId, MiamiYachine, TInieTempah e Lary Over.
Dal punto di vista lirico si può notare una maggiore consapevolezza, e anche qualche perla sotto forma di punchline per la quale non si è mai distinto. Il suo presente fatto di successi si scontra con il passato, fatto di povertà e di palazzoni.
Ma la cosa più interessante in questo album è che Sfera è riuscito, con molte collaborazioni estere, a sfondare il muro europeo del rap, là dove tutti gli italiani avevano fallito (Gue a parte). Lo scopo dell’opera è di cucire un legame di spessore con realtà estere, e Sfera ci è riuscito.
Non si può sapere se da questo album partirà una rivoluzione musicale, ma la scena italiana aveva bisogno di un detonatore e chissà se, come tre anni fa, per premere il bottone rosso ci sarà un gioco di squadra.
Pietro Tudisco