“il Messico ha per troppo tempo approfittato degli Stati Uniti; questa situazione deve finire adesso” twitta Trump
E proprio nell’ anno del 25 anniversario dalla caduta del muro di Berlino, il neo-presidente degli Stati Uniti dichiara di voler erigerne uno contro il Messico.
“Potete vedere da voi cosa sta succedendo al confine, stiamo cacciando i membri delle gang così come i signori della droga. Lo stiamo facendo a un ritmo mai fatto prima; espelliamo i cattivi, si tratta di un’operazione militare”, diceva Donald Trump.
Il muro sarà alto più di 9 metri, a prova di tunnel, e avrà un costo di 4,6 miliardi di dollari. Sarà dotato di porte “grandi e belle” per permettere legalmente l’entrata degli immigrati.
Trump ha seriamente messo alla prova le relazioni pacifiche tra i due paesi, proponendo al Presidente messicano, Peña Nieto, di finanziare la costruzione del muro. Ma al disaccordo di quest’ultimo nel contribuire economicamente a questa operazione, il presidente Trump ha fatto notare che avrebbe comunque ottenuto il denaro necessario imponendo dazi del 20 % sull’ export messicano.
Il Vaticano è preoccupato perché questa situazione non riguarda solo il rapporto con il Messico ma il segnale che si da al mondo. Il Papa, infatti, insiste sulla necessità di costruire ponti tra i popoli e non muri.
Ma il Messico batte sul tempo Trump ed erige prima di lui un muro al confine con gli Stati Uniti. Non si tratta certo del muro che il presidente americano aveva in mente; ma di un muro umano, una barriera animata e simbolica per protestare contro la recinzione di mattoni voluta da quest’ultimo.
Nonostante questo sarebbero almeno due i gruppi economici messicani che potrebbero partecipare attivamente ai lavori e che sarebbero pronti a fornire materiali per la costruzione del muro voluto dal presidente degli Usa. Due tra le più importanti imprese del Paese centramericano potrebbero essere disponibili a vender cemento per la costruzione della grande barriera fra il Messico e gli Stati Uniti. L’editoriale “Desde la Fé”, però, li mette in guardia: “La cosa disdicevole è che, da questo lato della frontiera ci sono messicani pronti a collaborare a un progetto fanatico che pregiudica seriamente le relazioni tra due nazioni che condividono la stessa frontiera”.
Per l’Arcidiocesi di Città del Messico, l’unica conclusione sta nella “scomunica” civile: “Ogni azienda intenzionata a impegnarsi nella costruzione del muro del fanatico Trump agisce in maniera immorale ma, soprattutto, i suoi proprietari e i suoi azionisti sarebbero considerati alla stregua di traditori della patria”.
Ma il muro (che già esiste per un terzo del confine messicano) finora non ha fermato né il traffico di cocaina in ingresso e i relativi soldi in uscita, né i soldi che tornano per essere riciclati.
I cartelli messicani sono riusciti a far arrivare le partite di droga negli Usa con ogni mezzo immaginabile, a volte senza nemmeno il bisogno di attraversare fisicamente il confine: catapulte, deltaplani, tunnel scavati sottoterra, sottomarini.
Un muro è un muro. Non esistono muri che segregano e muri che proteggono. I muri, in ogni luogo e in ogni epoca, hanno sempre creato fratture, separazioni e ingiustizia. Quando un politico annuncia la costruzione di un muro, la prima domanda che bisognerebbe porgli è: “è davvero la soluzione?”
Alberti, Ravello, Di Nardo, Salza e Zotti