“Ragazzi, sono costretto a darvi una terribile notizia.” disse Lorenzo alzandosi in piedi, “Davide ha preso possesso della Mole Antonelliana.”
I ragazzi della crew Safezone e della F-Crew si guardarono sconcertati. Ora la Damage controllava il territorio piemontese.
“Bisogna intervenire immediatamente!” gridò Flavia.
“Dobbiamo organizzarci e agire.” disse Sofia.
“Ci ho pensato stanotte, ho ricevuto la notizia dopo essere tornato a casa dalla discoteca.” disse Lorenzo, “F-Crew, voi non dovrete fare nulla.”
“Vogliamo esservi d’aiuto.” affermò Francesca.
“È troppo pericoloso, sappiamo che la Mole è difesa su tutti i lati da Arianna e alcuni Sgherri di Giorgio. Ma ricordo che qualche anno fa è stata installata una porta protetta da password sul retro, il lato meno protetto.” spiegò Lorenzo, “Giacomo catalizzerà l’attenzione mentre Andrea potrà andare ad aprire la porta. Una volta entrati, Andrea e Giacomo saliranno sulle scale a spirale ed infine useranno l’ascensore per raggiungere Davide.”
“Penso che sia un buon piano.” disse Giacomo.
“Concordo.” annuì Andrea, “Quando saremo operativi?”
“Non appena uscirete da questa biblioteca.” disse Lorenzo, “Buona fortuna.”
Andrea e Giacomo andarono immediatamente verso la Mole. Andrea aveva con sé la mazza da baseball e una sacca con alcuni attrezzi, mentre Giacomo portava un tubo in metallo. I passanti li guardavano sorpresi e spaventati.
“Eccoci arrivati.” disse Andrea.
“Bene, ora vado a distrarli. Tu corri ad aprire la porta. E se non dovessimo rivederci…”
“Andrà tutto bene, Giacomo.” disse Andrea cercando di rassicurarlo.
Giacomo scosse il capo. “Se non dovessi farcela, vai da Sofia e dalle questo.” disse porgendogli un anello, “Mancano tre giorni al suo compleanno.”
Andrea sorrise e mise l’anello in una delle due tasche dei pantaloncini. Giacomo corse in una direzione e Andrea vide una decina di ragazzi andargli incontro. Riconobbe Arianna. Non poteva aiutare Giacomo, il suo compito era aprire la porta. Doveva andare. Ora.
Andrea corse verso la porta senza essere notato. Vide che il meccanismo di apertura era rotto, allora prese un cacciavite dalla sacca e lo aggiustò rapidamente. Era il suo mestiere, dopotutto.
“Qui Andrea. Mi serve la password della porta. Riesci a fornirmela, Gaia?” disse verso l’auricolare.
“Qui Gaia. Certo, dammi solo un secondo. La password è 1307.” rispose Gaia.
“Grazie.” disse Andrea inserendo la password nel macchinario. La porta si aprì lentamente e Andrea entrò. Si voltò rapidamente e non vide nessuno. Decise di lasciare la porta socchiusa per far entrare Giacomo.
Andrea camminò in un corridoio buio ed entrò in una sala deturpata da numerosi graffiti. La sala portava alle scale. Andrea iniziò la scalata.
“Ci siamo già visti ieri, Andrea. Potevamo rivederci più in là, magari tra una settimana.” disse una voce nella penombra.
“Chi sei?” gridò Andrea continuando a camminare.
“Sei di nuovo debole, eh? L’uomo forte che ho visto ieri allora era solo una maschera. Dovevo immaginarlo.” continuò la voce.
“Ottavio!” esclamò Andrea.
Si accesero le luci nelle scale e Andrea si trovò davanti ad Ottavio, il quale aveva gli stessi abiti e la stessa maschera del giorno prima, ma aveva anche un lungo tubo ricoperto di carta vetrata.
“Preferisci arrenderti con le buone o avere il volto scartavetrato?” disse Ottavio agitando il tubo.
Andrea impugnò la mazza da baseball. “Ti mostrerò di che pasta sono fatto.”
Ottavio si lanciò contro Andrea, il quale si voltò rapidamente e accompagnò il movimento del ragazzo, facendolo cadere sulle scale. Ottavio si rialzò e tentò di colpire con il tubo la fronte di Andrea, ma colpì la mazza da baseball usata dal ragazzo come scudo.
“Per colpa tua mio fratello Giorgio è in carcere. Sei contento, Andrea? Eh? Sei contento?” disse Ottavio attaccando Andrea.
“Il mio compito è proteggere questa città, e tuo fratello ha avuto ciò che meritava.” rispose Andrea parando i colpi.
“Andrea il giustiziere! Mi fai pena, come quella volta che hai chiesto di entrare nel Trio.” gracchiò Ottavio colpendo con il tubo il braccio di Andrea.
Andrea colpì con la mazza da baseball la mano sinistra di Ottavio, costringendolo a piegarsi dal dolore. Mentre si stava riprendendo, Ottavio perse l’equilibrio e scivolò verso il corrimano. Andrea lo spinse e Ottavio rotolò per le scale. Il ragazzo mascherato finì in un punto senza corrimano e cadde dalle scale urlando. Andrea non riuscì più a vederlo.
Valerio Giunta