Lo scorso 5 novembre, a New York, è andata in scena l’ultima partita di Andrea Pirlo. Non si tratta del semplice ritiro di un giocatore di calcio, ma della fine di un’era calcistica.
Il “Maestro” (soprannome datogli in Usa) ha rivoluzionato il modo di giocare a pallone; inventandosi il ruolo di regista davanti alla difesa che, oltre a garantire copertura, ha compito di impostare l’azione di gioco con lanci millimetrici per i propri compagni.
Ciò che ha reso unico il calciatore bresciano è stato l’abbinare alla sua incredibile intelligenza tattica, uno stile di gioco funzionale ed elegante al tempo stesso.
Oltre ad aver rivoluzionato il ruolo di regista, il Maestro è celebre per aver inventato “la Maledetta”,una punizione calciata in modo che la palla si abbassi all’ultimo istante, rendendo il tiro impossibile da parare per il portiere avversario. La sua alta percentuale di goal, su calci da fermo, è valsa a Pirlo la nomea di “Principe delle punizioni”.
Il regista inizia la sua luminosa carriera il 21 maggio 1995 a Brescia, esordendo in Serie A a soli 16 anni. Agli albori, il giovane Andrea gioca da trequartista; successivamente viene spostato trenta metri più indietro, coprendo il ruolo di play maker. Da questo cambiamento tattico comincerà l’ascesa di Pirlo nel calcio che conta, passando dal Brescia all’Inter. Nei nerazzurri trova poco spazio;allora egli decide di trasferirsi nel 2001 al Milan, dove vince qualsiasi tipo di trofeo immaginabile (2 Champions League,2 scudetti,1 coppa Italia,1 Mondiale per Club e 2 scudetti). La musica non cambia quando, nel 2011, passa alla Juventus, dove vince altri 4 scudetti, 1 Coppa Italia e 2 Supercoppe Italiane.
Nel 2015 Pirlo lascia la Vecchia Signora per volare nei USA, ai New York City. Negli ultimi due anni di militanza, nonostante la non giovane età, il Maestro regala giocate sublimi che incantano l’America intera.
Dopo aver giocato l’ultima partita, sono giunti messaggi di ringraziamento da tutto il mondo, a testimonianza che il ritiro di Andrea Pirlo ha lasciato un vuoto incolmabile.
Gurpreet Singh