Sudore, adrenalina, fatica. L’atletica è uno sport impegnativo di cui è pressoché impossibile innamorarsi a primo impatto.
Trova le sue origini nell’antica Grecia, in particolar modo nella città di Olimpia, dove nel 776 a.C. si svolsero le prime Olimpiadi. Dapprima, durante i giochi olimpici, che rappresentavano un periodo di stacco dalle aspre guerre del tempo, si disputavano unicamente brevi gare di corsa, accompagnate dalla lunga ed estenuante maratona conclusiva, che tenevano ciclicamente impegnato il popolo ellenico ogni 4 anni; tuttavia, col passare del tempo vennero aggiunte nuove discipline come il salto in alto, con o senza asta, e il salto il lungo. Solo in tempi relativamente recenti, ovvero dal 1800 circa, le discipline dell’atletica leggera sono aumentate esponenzialmente: per quanto riguarda la corsa su pista, alle gare di pura velocità (dai 100m ai 400m) si sono aggiunte quelle di mezzofondo (dagli 800m ai 3000m), siepi, staffetta (4×100 o 4×400) e ostacoli (110m per gli uomini e 100 per le donne); il salto in alto è rimasto invariato nel tempo mentre per il salto in lungo è stata aggiunta la specialità del salto triplo; due sono invece le novità più importanti che riguardano gli ultimi secoli, la marcia (20km o 50km) e il getto del peso, a cui solo recentemente si sono affiancati il lancio del disco, del martello e del giavellotto.
Dal televisore di casa propria, dove la maggior parte delle persone si godono le gare di atletica, di certo non traspare tutto l’impegno e la dedizione che ogni atleta ha messo per arrivare lì dov’è in quel momento e spesso la società dà particolare attenzione solo a chi si reputa come un “vincente”, grazie ai successi ottenuti in passato. Per questo, in uno sport tanto competitivo è quasi impossibile emergere e farsi notare, se non grazie a spiccate doti fisiche. Per ritagliarsi il proprio spazio all’interno di un palcoscenico così vasto è necessario un impegno fuori dal comune, duraturo nel tempo e impercettibile a chi guarda passivamente il tutto attraverso uno schermo. L’atletica si deve vivere in prima persona, tra tutti i successi e le sconfitte che giorno dopo giorno aiutano a migliorarsi.
Federico Chinaglia