Era una fredda sera di dicembre. Le strade erano pressoché deserte ed erano debolmente illuminate dai lampioni.
Una giovane ragazza camminava adagio per quelle strade, immersa nei suoi pensieri. Era diretta verso la casa del ragazzo che diceva di amare, con il quale aveva litigato pochi giorni prima. La giovane non ricordava nitidamente le ragioni di quella discussione, ma la sua attenzione era focalizzata al rimedio di quella triste situazione.
Erano giorni, infatti, che la giovane non parlava con nessuno: gli amici non la rendevano partecipe delle loro discussioni, i genitori erano troppo presi dai loro impegni per darle ascolto, ma lei stessa non cercava l’attenzione del prossimo. Eppure la desiderava, voleva parlare, sfogarsi, confrontarsi con qualcuno. Ma non lo fece.
Non si era mai sentita così sola, così incapace di vivere serenamente senza l’aiuto di qualcuno. Forse è stato questo uno dei motivi del loro litigio: l’orgoglio. Erano pieni d’orgoglio quel giorno, nessuno dei due era disposto a venire incontro all’altro.
Dall’altro lato della strada camminava un ragazzo con la testa china e gli occhi lucidi. Egli si voltò e incrociò lo sguardo della ragazza, ma non si fermò e continuò a camminare.
I due si conoscevano bene, anche se ormai non erano più amici. Erano passati tre mesi da quando si erano parlati per l’ultima volta. Già, tre mesi. La giovane si era messa insieme ad un altro ragazzo proprio tre mesi prima. Forse il ragazzo non osava più rivolgerle la parola, forse temeva una reazione negativa. No, non poteva essere quello il motivo: egli chiamò per una settimana intera la giovane con il desiderio di incontrarla, ma non ricevette mai una risposta. Né un saluto. Era dunque stata lei a porre fine a quell’amicizia? In quel momento la ragazza ricordò tutte le confidenze, i pianti, i sogni a lui raccontati. Era sempre stato disponibile per lei, e forse lo sarebbe stato ancora.
La giovane si voltò e volle chiamare quel ragazzo, ma la voce le morì in gola. Non ricordava il suo nome. Stava cancellando i ricordi di quella persona, così come cancellò quell’amicizia così importante. Sospirò e riprese a camminare.
Ricordò un altro motivo del litigio: la gelosia. Ormai i due innamorati si vedevano ogni giorni, da quando uscivano da scuola fino alla sera. Non avevano più contatti con l’esterno, o meglio, questo è quello che pensava la ragazza fino a qualche giorno prima. Infatti, la giovane accusò l’amato di frequentare un’altra ragazza in quanto si stavano vedendo a giorni alterni. Il ragazzo si giustificò dicendo che stava andando male a scuola e aveva bisogno di più tempo per studiare. Da qui partirono le accuse reciproche di infedeltà, finché la giovane non uscì improvvisamente dalla casa del ragazzo dicendo che avrebbe vissuto meglio senza di lui.
La ragazza ricordò con vergogna quella vicenda. Scosse il capo e continuò a camminare.
Passò davanti ad un parco deserto e fosco. Un tempo, ricordò la giovane, passava le giornate con il suo gruppo di amici in quel posto. Con loro aveva passato tutta la sua infanzia, e ormai non aveva che ricordi sbiaditi di quella felicità perduta. Le sembrava passata un’eternità dall’ultima volta che vi era stata, e desiderò tornarvi. Ma non aveva altro obiettivo che quello di far pace con il suo amato, quindi affrettò il passo e si promise di recarsi in quel parco il giorno seguente.
Vide poi un bar ricco di luci variopinte e insegne luminose, nonché di clienti. Alcuni giocavano a carte, altri a biliardo. Un cameriere alto ed elegante prese le ordinazioni di una coppia che frequentava abitualmente quel locale. Egli alzò lo sguardo e vide la ragazza. I loro sguardi si incrociarono per un secondo. Lui smise di sorridere, lei posò lo sguardo a terra, scacciando il suo.
Quel cameriere era nella stessa classe della giovane fino all’anno prima. Egli propose alla ragazza di far parte del suo gruppo, e lei accettò. Si trattava di un gruppo di amici appassionati di musica, e la ragazza si integrò sin da subito. Lei e il resto del gruppo andavano sempre in quel bar pieno di luci per chiacchierare. Un giorno il proprietario del bar autorizzò il gruppo a suonare una sera di giugno, e tale fu il successo di quella loro esibizione che il ragazzo alto ed elegante venne assunto come cameriere durante il periodo estivo, e il gruppo si sarebbe potuto esibire ogni settimana.
Il cameriere e la giovane divennero con il tempo sempre più amici, e si frequentarono sempre più spesso. Una sera di ottobre, però, la giovane volle presentare il suo amato al cameriere, e quest’ultimo venne visto di cattivo occhio nonostante le buone maniere con cui egli lo accolse. Il ragazzo costrinse la sua amata a lasciare il gruppo e smettere di rivolgere la parola a quel cameriere, altrimenti si sarebbero lasciati. La giovane accettò e disse al ragazzo che da quel giorno non sarebbe più stata parte del gruppo. Non diede alcun chiarimento a riguardo, e il cameriere tentò di farle cambiare idea finché la ragazza non offese lui e il suo gruppo. Non ricordava le parole, ma ne ricordava gli effetti. Non si parlarono più.
La camminata era quasi giunta al termine, e la giovane scacciò tutti i suoi pensieri. Avrebbe dovuto riappacificarsi con tutti coloro che aveva allontanato, primo tra tutti il suo amato. Capì che una qualsiasi relazione non doveva precludere la presenza di amici, e volle tornare da quel ragazzo di cui non ricordava il nome e dal cameriere alto ed elegante. Loro erano sempre stati dei buoni amici con lei, pensò, e non aveva avuto una ragione valida per cancellare quelle amicizie così importanti.
Fece ancora tre passi. Tre, come i mesi in cui la sua vita era cambiata così tanto da non sentirla più sua. Ricordò quando il suo amato, dopo tutte le accuse, ammise di stare con un’altra ragazza. Ricordò il dolore, la vergogna, l’ira e il furore che provocò in lei. Ma voleva comunque fare pace.
Era troppo immersa nei suoi pensieri per notare quella macchina che, come lei, stava attraversando quell’incrocio.
Valerio Giunta