Ieri 13 novembre, allo stadio San siro di Milano, è andato in scena il match tra Italia e Svezia, conclusosi sul punteggio di 0-0. Il risultato non è bastato agli azzurri che, dovendo ribaltare l’1-0 dell’andata, non hanno staccato il pass per il mondiale di Russia. L’ultima mancata qualificazione della nazionale risale al 1958, una vita fa…La grinta e il cuore non sono bastati ai ragazzi di Ventura, che pagano gli errori commessi all’andata. Le occasioni sono state numerose, ma è mancata la zampata decisiva, per far gioire 60 milioni di italiani. Già, perché San Siro è stata una bolgia, con i tifosi che hanno cantato a squarciagola per sostenere i loro beniamini, ma è stato tutto inutile.  Rigori negati, sviste arbitrali, cambi sbagliati…legarsi a ciò sarebbe soltanto trovare un alibi. Nel doppio confronto sono emerse difficoltà specie dal punto di vista del gioco, con Ventura che non è riuscito a dare un’impronta alla squadra. E come ha detto il capitano Gigi Buffon a fine partita: “La qualificazione è stata decisa dagli episodi”. Un Buffon che ha visto concludere la propria carriera in azzurro nel peggiore dei modi, perché nessuno, neppure gli Svedesi, avrebbe scommesso su un epilogo del genere. A fine partita, tra le lacrime e i ringraziamenti, il Capitano ha dimostrato tutto il suo attaccamento alla maglia. Oltre lui lasciano la Nazionale anche Barzagli e De Rossi, due pilastri che hanno dato tanto alla causa azzurra. Il momento sembra la fine di un’era, quasi un anno zero da cui ricominciare. Perché abbandonano le colonne portanti della squadra, probabilmente anche il CT Ventura e dopo un flop del genere sembra l’unica chance plausibile. Il danno, oltre che sportivo, sarà anche d’immagine ed economico ma dovremmo avere la forza di risollevarci. Perché, citando ancora Buffon, Noi italiani siamo testardi, caparbi e il futuro sembra assicurato con i vari Donnarumma, Caldara, Bernardeschi… La perdita economica sarà enorme e gli introiti sempre minori con una sempre minore attrazione del nostro campionato all’estero. Bisogna ripartire puntando sui giovani, che non ci mancano, su un nuovo mister, ma anche sulle ideologie delle nostre squadre di cartello. Sì, perché nei nostri club i ragazzi italiani trovano sempre minor spazio e le società sembrano puntare sempre meno sulla linea verde dei talenti nostrani. Rialzarci sarà difficile, ma piangerci addosso ora non serve, perché per la Russia non partiremo comunque. L’unica partenza da prenotare è quella per le vacanze estive, al mare o in montagna che sia, tutto tranne vedere quel maledetto mondiale alla tv, quello sì che ci farebbe davvero male…

Nicolò Spinola 3B

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