Dopo le innumerevoli tasse introdotte negli ultimi anni dal governo (IMU,TASI,TARI), arriva questa volta anche l’imposta sui sacchetti di plastica per l’ortofrutta.
La legge, approvata lo scorso agosto, è entrata in vigore solo con l’inizio del nuovo anno. Gli “antichi” sacchetti verranno sostituiti da nuovi in materiale biodegradabile che per questo motivo dovranno essere pagati. E’ vero che bisogna ridurre l’inquinamento, però a pagare, in tutti i sensi, sarà ancora una volta il popolo, che si prenderà l’incarico di mettere le toppe agli errori e ai mancati provvedimenti del governo.
Secondo la legge, i nuovi sacchetti dovranno essere composti di una quantità crescente di materiale biodegradabile, derivante da fonti rinnovabili, che aumenterà sino al 2021 con sanzioni che vanno dai 2.500 ai 25.000 euro per i trasgressori.
Il prezzo dei nuovi sacchetti dovrebbe aggirarsi tra 1 e 3 centesimi e la spesa annuale totale dovrebbe subire un aumento compreso tra 4,17 e 12,51 euro a nucleo famigliare, con un guadagno per lo Stato che si aggira tra i 100 e i 300 milioni di euro all’anno. È circolata di recente una notizia priva di fondamento secondo cui la nuova imposta favorirebbe enormemente un’azienda “vicina” a Renzi, la Novamont, che produce plastica biodegradabile. A parte le polemica, ognuno di noi ha il dovere di aiutare il mondo ad essere più sano e questa mattonella, se aggiunta ad altre, può portare a risolvere il problema dell’inquinamento. Dopo tutto per costruire Roma non è bastato un solo giorno, ci sono voluti anni. L’obiettivo comune non è quello di annientarsi a colpi di bombe, ma quello di far vivere noi, ma soprattutto le generazioni future, in un mondo migliore.

Matteo Caushi, 3Cs

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