Se fino a poco tempo fa le dipendenze che preoccupavano i genitori dei giovani riguardavano le sostanze stupefacenti, adesso c’è una nuova “dipendenza senza droga” a destare preoccupazione ed è quella dal gioco d’azzardo.
E’ importante però fare una distinzione: non tutti i giocatori d’azzardo sono patologici, la dipendenza dal gioco è definita come un comportamento persistente e ricorrente in cui il giocatore presenta alcune di queste carattestiche:
-Ha bisogno di giocare d’azzardo con quantità crescenti di denaro
-Ha più volte tentato di smettere o ridurre il gioco d’azzardo, fallendo
-Dopo aver perso denaro, torna poco dopo a giocare tentando di recuperare la perdita
-Mente ai familiari o a chi lo segue per nascondere il problema
-Trascura le relazioni, il lavoro o la scuola per dedicarsi al gioco d’azzardo.
Quali sono le cause?
Diverse possono essere le cause che portano un ragazzo a sviluppare tale patologia, definita ludopatia, ma due i fattori più importanti.
Il primo è di tipo socio-ambientale, relativo al contesto in cui si vive o si cresce, infatti, una ricerca dell’università di Bologna ha dimostrato che se i sono giocatori d’azzardo il ragazzo in questione ha maggiori probabilità di diventare un giocatore patologico.
L’altro fattore è quello psicologico, che dipende esclusivamente dai tratti della personalità.
Da non trascurare è anche la facilità di disponibilità e accesso ai giochi.
Perché risulta difficile riconoscere il problema?
Genitori e insegnanti trovano difficoltà nel riconoscere i sintomi di rischio perché il giocatore agisce individualmente e solitamente non si rende conto della gravità della situazione, ma se ciò accade tende a negare la gravità della situazione.
Difficoltà scolastiche, assenze frequenti e ingiustificate e atteggiamenti strani nei confronti del denaro sono tutti campanelli d’allarme che implicano un intervento di genitori o insegnanti.
Quali rimedi adottare?
Prima che un comportamento occasionale sfoci in un disturbo serio si deve intervenire facendo una prevenzione, al fine di promuovere una corretta informazione riguardo il fenomeno, prima che sia già tardi.
Se la patologia è già sviluppata ci si può affidare a gruppi terapeutici rivolti a giocatori d’azzardo impulsivi, condotti da psicoterapeutici esperti a riguardo e che possono coinvolgere o meno tutto il nucleo familiare, se il nucleo è coinvolto si può instaurare un dialogo tra l’adolescente, il terapeuta e la famiglia.
In conclusione, il gioco in generale, ci accompagna per tutta la vita, si inizia da piccoli e si prosegue per sempre. Giocando, la nostra creatività è libera di essere espressa, se la dipendenza, però, ci fa da padroni questa libertà rischia di trasformarsi in una vera e propria prigione da cui, è difficile, ma non impossibile uscirne.
Mauro Giangregorio