Dall’apocalisse mondiale dell’Italia agli adii di Totti e Pirlo passando per la notte di Cardiff e Buffon: ecco cos’è successo agli italiani che hanno calcato i teatri del calcio internazionale.


Abbiamo già ampiamente appurato che il 2017 del calcio non è certamente stato l’anno dell’Italia. Una serie di pesanti sconfitte coronate da una delle più grandi disfatte dello sport italiano: l’esclusione della Nazionale dal campionato mondiale, dopo 60 anni ininterrotti di partecipazione. La Juventus, in patria, rispetta le attese vincendo prima il campionato di Serie A, poi Coppa Italia, quest’ultima in finale contro la Lazio. In Europa i bianconeri emulano il cammino del 2015 raggiungendo la 9° finale di Champions della loro storia, battendo nell’ordine: Porto, Barcellona e Monaco. Degno di nota il quarto di finale contro i blaugrana, con la vittoria per 3-0 nella gara di andata allo Stadium e il pareggio a reti inviolate del ritorno al Camp Nou. In questi match viene messa in mostra la qualità della rosa a disposizione del tecnico Allegri all’altezza di quelle dei top club europei. È diverso però l’epilogo della notte di Cardiff, il 3 giugno: Cristiano Ronaldo e compagni spediscono ben 4 volte il pallone nella porta di Buffon alzando così la 12° Champions della loro storia. Proprio Gigi Buffon dopo aver vinto il suo 8° campionato italiano e la sua 4° Coppa Italia perde la terza finale di Champions della sua lunga carriera ed esce dal campo in lacrime. Nei giorni successivi dichiarerà che la stagione successiva sarebbe stata la sua ultima nel calcio professionistico.

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Proprio riavvolgendo il nastro a pochi giorni prima, più precisamente al 28 maggio, assistiamo ad un altro addio al calcio: quello di Francesco Totti, il calciatore più fedele di tutti i tempi. Nel torrido pomeriggio capitolino, la Roma vince 3-2 sul Genoa, assicurandosi il secondo posto in campionato e al termine del match Francesco prende il microfono e parla emozionandosi e facendo emozionare milioni di persone sia allo stadio che a casa. L’8° Re di Roma saluta dopo 25 stagioni da professionista, con 889 partite disputate e 334 gol segnati vantando nel palmares un Mondiale, uno Scudetto, 2 coppe Italia, un Europeo Under 21 e una Scarpa D’Oro. Qualche mese dopo, dagli States, farà lo stesso anche Andrea Pirlo, “il Maestro”, fuoriclasse assoluto, forse l’unico ad aver vestito tre maglie, come quelle di Inter, Milan e Juventus, rimanendo il beniamino di tutte e tre le tifoserie. Il regista lombardo saluta il calcio giocato potendo esibire nel suo albo d’oro un Mondiale, 2 Champions, 6 Scudetti e 2 Coppe Italia.

Dopo un’estate rovente riparte il campionato e dopo appena tre giornate è subito pausa per gli impegni della nazionale. Non sarà una pausa come le altre per l’Italia che, il 2 settembre, dovrà affrontare uno scontro diretto con la Spagna, in terra iberica, per agguantare la testa del girone e staccare il pass per Russia 2018. L’Italia, che si presenta con seri problemi gestionali, non è però all’altezza della notte del Bernabeu e si vede travolta da una schiera di fuoriclasse assoluti che chiudono il match su un secco 3-0. Nel mirino delle critiche finiscono il CT Ventura e le sue idee di gioco. Staff, giocatori e allenatore sottovalutano però il problema e si danno appuntamento al playoff di novembre che porterebbe a buon fine la qualificazione. Traspira poi ottimismo, fin troppo, quando viene designata la Svezia come avversaria degli azzurri. Il 10 novembre alla Friends Arena di Solna, sobborgo nei pressi di Stoccolma, va in scena il match di andata dei playoff. Gli scandinavi fanno capire fin da subito le loro intenzioni: con un gioco ostruzionistico vanificano i timidi attacchi degli azzurri e vincono la gara propiziando una sfortunata autorete di De Rossi. L’Italia però, con eccessiva sicurezza, è ancora convinta di poter risistemare tutto 3 giorni più tardi in occasione della gara di ritorno, davanti agli 80mila di San Siro, stadio nella quale la Nazionale era imbattuta da sempre. Quelli di Milano saranno però i 90 minuti peggiori della Nazionale Italiana che, partendo con l’obbligo di segnare almeno una rete, non solo non riuscirà a farlo, ma concluderà in porta soltanto una volta. La crisi totale dell’ambiente si palesa poi nel battibecco tra De Rossi e Ventura, con il centrocampista romano che attacca il CT colpevole di non far subentrare giocatori offensivi, fondamentali per trovare la via del gol. La Svezia agguanta quindi il mondiale lasciando strascichi indelebili sul team azzurro. Il blocco dei veterani costituito da Buffon, Barzagli, De Rossi e Chiellini saluta definitivamente la casacca della Nazionale e nei giorni successivi arrivano anche le dimissioni del CT Giampiero Ventura e del presidente federale Carlo Tavecchio. Gigi Buffon è nuovamente in lacrime, come 3 mesi prima a Cardiff, questa volta saluta l’azzurro dopo 175 gare giocate di cui 79 da capitano detenendo così il record di tutti i tempi e mantenendo il primato assoluto di Mondiali disputati (5), pur non potendo disputare quello di Russia.

Marco Morgano 3°B

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