Il tedesco

Riassunto: O’Connor mostra di essere fedele alla giustizia rifiutandosi di trattare con un criminale di nome Luciano, ma Kid lo convince sostenendo che la vittoria in guerra è più importante. Dopo aver trattato si rilassa tanto da essere richiamato dal generale Eisenhower per telefono. In più egli chiede di accompagnare uno scienziato alla Casa Bianca per “A”.

-Cosa pensi di fare?
-Osservi la carta. Che ne dice di questo bel posticino?
-Mh? Oh, allora il tuo soprannome non è campato in aria!

“Qualcosa sta cambiando. Sta arrivando qualcuno nella tua vita. Presto tornerai alla vita.”

O’Connor aspettava in una stanza della Casa Bianca insieme a Kid e allo scienziato. Uno strano sogno gli aveva detto qualcosa proprio quella notte. Sapeva di non essere più felice dalla morte di Brandon, per questo pensava al sogno. Era la sua mente che parlava? Era solo un sogno? Qualcuno cercava di parlare con lui? I pensieri si fermarono quando una guardia entrò nella stanza.
-Professor Einstein, agenti, è il vostro turno. Ricordate: tutto quello che vedrete o sentirete dietro quella porta dovrà rimanere segreto. Nessuna discussione. Avete capito?
I tre annuirono.
-Potete entrare.
Entrarono in una grande sala. Il professor Einstein si diresse verso un uomo seduto dietro una grande scrivania: il presidente Franklin Delano Roosevelt.
-Buongiorno, signor presidente.
-Buongiorno, professore.
Einstein fece per stringergli la mano ma si interruppe.
-Eh sì. Scusami se non mi alzo.
-Ma si figuri.
In quel momento O’Connor e Kid si resero conto che il presidente era seduto su una sedia a rotelle.
-Kid. Rimani serio.
O’Connor parlava a bassa voce per non disturbare. Fortunatamente non venne sentito.
-E io tecnicamente sono tedesco.
-Come? Non lo sapevo.
-Allora direi che abbiamo fatto conoscenza.
-Direi di sì. Allora, quali nuove dal Progetto Manhattan?
-Che dire? Gli atomi esplodono ma ancora non si è capito come farli esplodere a comando. So che si aspettava di incontrare Fermi, ma pare che abbia avuto un’idea e ha mandato me.
-Allora meglio per tutti. Speriamo che sia l’idea giusta.
Il dialogo andava avanti da quasi un’ora quando a O’Connor venne una strana sensazione: gli sembrava di sentire un ticchettio incostante. Chiamò a bassa voce Kid.
-Lo senti anche tu?
-Sì.
-Rimani qui. Vado a vedere.
Uscì dalla stanza, camminò lentamente fino ad una porta vicina e ascoltò. Il suono era di una macchina da scrivere e gli sembrò chiaro che qualcuno stava ascoltando il presidente. Estrasse la pistola. Aprì la porta.
-Fermo! Mani in alto!
Un uomo con attrezzatura da spia stava ascoltando. Sì girò, imprecò in tedesco ed estrasse a sua volta la pistola. O’Connor iniziò a parlare tedesco.
-Fermo!
-Cosa?
-Come mai non sono stato avvisato dal comando centrale?
-Non lo so. Mi sembra strano che il comando abbia sbagliato.
-Ne parliamo dopo. Cosa stai facendo? E metti giù l’arma.
-Sì scusami ma…
Passarono un paio di secondi.
-…ma tu non sei tedesco!

Nella stanza accanto si udirono degli spari. La sicurezza portò via il presidente. Kid corse verso il corridoio in cui si era allontanato O’Connor. Vide una porta aperta. O’Connor era seduto a terra, molto agitato. Davanti a lui giaceva morto un tedesco.
-Stai bene?
-Un uomo!
-Sì l’ho visto.
-No, non lui. Un altro.
-Cosa?
-Vestito di nero. Come quello del bar. Mi ha salvato.
-Carry, calmati.

Ore dopo la sicurezza ricostruì l’accaduto: la spia aveva aperto il fuoco su O’Connor, poi un misterioso individuo è intervenuto a sua difesa uccidendo la spia.
-Cosa succede qui? Signor O’Connor?
O’Connor lo riconobbe subito: -Generale Eisenhower. Come mai alla Casa Bianca?
-La guerra. Non faccio altro in questi giorni.
-Io non sono certo stato a far niente.
-Sì, lo so. Accadono talmente tante cose che non c’è mai tempo di spiegare.
Proprio in quel momento entrò il presidente.
-Ike? Anche tu qui?
-Carissimo, ero proprio venuto a parlarti. Mi scusi, signor O’Connor.
-Vacci piano, è uscito da un conflitto a fuoco.
-Davvero?
-E c’è di più: un misterioso individuo gli ha salvato la vita per poi sparire.
Il generale mentì e O’Connor se ne accorse: -Niente paura, era un mio uomo.
-Ah, ottimo e previdente. Continua così e tu comanderai Overlord.
-Piuttosto, come sta la USS Columbia?
Cambiarono stanza. Eisenhower tornò poco dopo.
-Signor O’Connor. Mi serve un ultimo favore.
-La ascolto.
-Farò un attacco in Italia, ma la nave con cui devo partire ha registrato strani fenomeni. Aerei che scompaiono, strane comunicazioni e globi di luce. Dovrebbe andare là prima di me e risolvere il mistero.
-Ci penso io, generale.
-Grazie, e chiamami Ike.
-Non ci riesco. Lei piuttosto dovrebbe fare il presidente: tiene sempre la gente così impegnata.
-Ah ah. Prima vinciamo la guerra.

Continua…

Giuliano Giunta

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