Giorni terribili
Riassunto: Le truppe di Eisenhower sono sbarcate in Normandia e come contromisura Hitler indice una riunione speciale per un nuovo programma di propaganda. Questo dà modo a Von Stauffenberg di piazzare una bomba nel luogo designato. La voce nella testa di O’Connor esprime i suoi dubbi sulla moralità di tutto richiamando O’Connor alla ragione. Inaspettatamente Hitler sopravvive.
-E questo coso dovrebbe dare il potere degli dei? Lo ha un nome almeno?
-Non proprio, “Il Coso” non è decoroso.
-Allora perché non “Il Gadget”.
-Kid, ottima pensata. Mi piace.
-Prendeteli tutti e uccideteli!
-Claus Von Stauffenberg. Lei verrà fucilato per alto tradimento.
-Erwin Rommel. Hanno fatto il suo nome. Anche lei deve pagare.
O’Connor sapeva di dover essere prudente. Non sapeva cosa sarebbe successo. Si era sbarazzato della radio militare e sperava che nessuno parlasse di lui. Quel giorno incontrò Hitler al palazzo di Berlino. Era visibilmente provato. La sala contava solo la metà delle persone rispetto a prima dell’attentato. Hitler prese parola.
-Signori, dobbiamo partecipare ad un funerale. Rendete omaggio all’uomo che è morto.
Era un funerale di stato. O’Connor vide la bara adornata con tante decorazioni come non ne ebbe mai viste. Si chiese chi fosse quell’uomo tanto onorato e così rispettato.
-Fratelli, siamo qui riuniti oggi per ricordare il grande feldmaresciallo Erwin Rommel. Morto in battaglia per il suo Paese.
O’Connor non poteva crederci. Aveva visto Rommel solo una volta ma sapeva che non poteva essere morto in battaglia, soprattutto perché non combatteva contro i nemici della Germania. Ed ebbe le sue conferme dopo il funerale, quando gli recapitarono un telegramma.
-Signor O’Connor, lei leggerà questa lettera quando ormai io sarò morto. Ora ho quindici minuti di vita. Mi hanno scoperto. Hanno minacciato di uccidere me e la mia famiglia. Ho accettato la loro offerta di suicidarmi per salvare almeno la famiglia. Al popolo tedesco verrà detto che sono morto in battaglia per non far sapere che il loro eroe voleva un colpo di stato. In pratica Hitler mi userà anche se sono morto. Ho accettato, oltre che per la mia famiglia, anche perché ho fiducia in lei. Per questo le chiedo: salvi la Germania. Il popolo non deve pagare per la stupidità di uno solo. Io so che la mia morte non sarà vana.
Erwin Rommel.
O’Connor rimase colpito.
-Ti prometto che esaudirò le tue ultime volontà, Volpe del Deserto.
E provò disgusto per il Fuhrer.
-Colonnello, siamo in ritardo su questo fascicolo, se ne può occupare lei?
-Certo, me lo dia.
Lo lesse nel suo alloggio. Prima gli si raggelò il sangue nelle vene, poi svenne.
Si riprese presto. Riaprì il fascicolo, lo lasciò sul tavolo e si sedette per non svenire di nuovo.
“Che ti succede.”
-Ho letto una cosa terribile.
“Che cosa?”
-Senti, leggi tu che io non lo reggo.
“Mi dispiace, non so leggere.”
O’Connor al sentire quelle parole venne a capo di tutto. Ricordò che gli aveva parlato di Tacoma, dei Kid, del suo passato e delle sue impressioni. Riconosceva quel modo di fare di chi era arrabbiato per non aver trovato aiuto quando ne aveva bisogno. Uno che ciò che voleva se lo doveva prendere da solo, evidentemente.
-Brandon, sei davvero tu?
Una forma luminosa apparve di fronte a lui, così luminosa che non riuscì a guardarla per alcuni secondi. Lentamente prese sembianze umane.
-Alla fine mi hai scoperto, papà.
Corse ad abbracciarlo.
-Sono così felice.
-Aspetta, tu sarai felice. Io non posso più darti la felicità.
-Ma che stai dicendo, tu sei qui!
-Io sono morto, ricordi?
-E in effetti non me lo spiego, ma va bene così.
-No, non va così. Ricostruisci la tua vita. Torna da Kid, il tuo amico. Fai qualcosa di importante. Io sono solo il frutto della tua immaginazione.
O’Connor rimase con un appendiabiti in mano.
-Sentite, non so come risolvere questo problema.
-Va bene, provi con i globi di luce avvistati dalla Luftwaffe.
-Già risolto: dalle intercettazioni emerge che nemmeno i nostri nemici sanno di cosa si tratta. Contenti?
-Più o meno.
Un giorno trovò il Fuhrer da solo nella stanza del Comando. Era ormai il 1945. Eisenhower era arrivato alle porte di Berlino. Ormai tutti avevano abbandonato Hitler.
-Colonnello, possiamo ancora vincere.
-Non possiamo.
-Come no, abbiamo ancora qualcosa. Abbiamo lei.
-Io sono un americano. Mi chiamo Carry O’Connor. Ora cosa abbiamo?
-Niente.
-Dovrei ucciderla. Ma non è quello che alcune persone vorrebbero se fossero ancora qui. Si ricorda di Rommel? Ha tentato di salvarla fino alla fine. Ha dato tutte le sue speranze affinché lei cambiasse idea. Ora si ritrova buttato in mezzo alla realtà. Cosa intende fare adesso?
-L’unica cosa che posso fare.
Hitler uscì da quella sala per l’ultima volta.
-Bene. Ora torniamo a casa.
Continua…
Giuliano Giunta