Verso Berlino
Riassunto: O’Connor ha raggiunto Rommel in Normandia. Rommel si preoccupa di nasconderlo per la notte così potrà partire per raggiungere i membri della Valchiria. Missione: uccidere Hitler e porre fine alla guerra.
-Agente Clark, la stavamo aspettando.
O’Connor e Rommel erano in una piccola stazione. O’Connor si era fatto spiegare ogni dettaglio del suo nuovo ruolo di colonnello ed era pronto a partire.
-Colonnello Wolf. Questo è il momento di salutarci. Rimarrò in Francia con gli uomini.
-Ma come faccio da solo?
-Andrà benissimo, non si preoccupi. Si ricordi solo di non guardarsi intorno quando dicono il suo nome.
O’Connor era imbarazzato. Doveva avere un controllo ferreo.
-Perché non viene anche lei?
-Io non lascio mai da soli i miei uomini. Loro hanno fiducia in me ed io non posso abbandonarli. E poi, non riuscirei a guardare un amico che muore. Mi prometta che se non sarà necessario non lo ucciderà, per la Germania.
-Promesso.
-Lei è un uomo giusto.
-Anche lei, feldmaresciallo. La conosco da appena un giorno e ho già visto in lei cose che molti non hanno mai visto in tutta la vita.
-Magra consolazione. Ora vada. Credo stia per accadere qualcosa.
WOOOOAAAAOOOO.
Come in ogni viaggio, si addormentò.
“Da non credere.”
-Cosa?
CRASH.
O’Connor corse verso il macchinista.
-Che cosa è successo.
-E’ deragliato. Tronchi sui binari. Siamo anche in mezzo al bosco, il rischio di imboscate è serio.
O’Connor si guardò intorno. Vide dei cannoni enormi e fece tre passi in quella direzione.
-Fanno questo effetto a tutti, colonnello. Voi siete stati più furbi a passare per il Belgio. Quei cannoni non hanno mai sparato un solo colpo per difendere la loro patria.
-Arriveranno altri treni a prenderci?
-Non oggi.
Si girò e vide una trentina di uomini con fucili correre verso il treno. Improvvisamente si alzò una densa nube bianca. Si girò verso il macchinista: era morto. Dal tetto del treno si calò un ragazzo vestito di nero e gli parlò in inglese.
-Corri! Due miglia! Stazione!
Raggiunse la stazione indicata. Il giorno dopo ebbe un altro treno con cui continuare il viaggio.
“Hai avuto fortuna”
-Era Kid.
“No, Kid è in America.”
-Il ragazzo vestito di nero era Kid. Ne sono sicuro. Ha parlato in inglese.
“Guardami bene”
-Ora ti vedo, sei un ragazzetto anche tu. Perché non mi mostri il tuo volto? Che correlazione c’è tra tutto questo?
-Perché ci siamo fermati?
-Rifornimento, signor colonnello.
O’Connor sbuffò e guardò fuori dal finestrino. Vide solo campi incolti e un rottame abbandonato. Sul terreno c’erano bulloni e schegge metalliche. Rivolse lo sguardo al rottame: un aereo minuscolo con sei ali un tempo molto colorato e ora tutto nero. Qualcosa lo attirava verso quel trabiccolo. Lo analizzò attentamente. Scorse su un’ala un fulmine rosso. Iniziò a battergli forte il cuore. Svenne.
-Carry, fai un disegno. Mi fai un ricordo da portare in guerra?
-Sì, papà.
-Colonnello Wolf? Si sente bene?
-No papà, voglio dormire ancora.
-Signor colonnello?
Si riprese in alcuni secondi.
-Scusatemi, stavo vivendo un antico ricordo.
-Eh sì. La guerra fa questi effetti.
-Quanto manca a Berlino?
-E’ per questo che l’ho svegliata. Stiamo per entrare in città.
WOOOOAAAAOOOO.
-Che bel benvenuto!
Ritennero che fosse più prudente aspettare il giorno dopo per entrare in città. Il viaggio era così durato due giorni interi. O’Connor non era abituato a certe cose ed ebbe bisogno di un altro giorno prima di prendere servizio.
“Mi sono sempre chiesto che fine abbia fatto.”
-Stai parlando di mio padre? Lo conoscevi?
“No, ma lui è…”
WOOOOAAAAOOOO.
-Non di nuovo!
Continua…
Giuliano Giunta