Normandia
Riassunto: Prima della partenza per l’Europa un incubo terrorizza O’Connor. Su consiglio di Kid decide di non dare troppo peso ai sogni anche se convinto che il sogno gli abbia mostrato qualcosa di serio.
-Kid, dovresti occuparti di una cosa.
-Cosa, generale?
-Tu non esisti, sei solo la mia testa.
“Fai come vuoi, ma questa avventura la vivremo insieme.”
Era una notte stellata. O’Connor era seduto in un aereo della Raf con un paracadute. Ripassava il piano: superare la linea tedesca, lanciarsi e raggiungere il feldmaresciallo Rommel. Guardò fuori e vide in lontananza la striscia della costa francese occupata dai tedeschi. Lo squadrone inglese fece la formazione per l’attacco. Il suo aereo era in fondo al gruppo per non essere preso di mira. Dalla notte arrivavano solo i rumori dei motori a velocità costante, precisi nella loro formazione.
-Ma chi me lo ha fatto fare?
La testa del gruppo raggiunse la costa. La battaglia ancora non cominciava?
-Non sparano? Meglio così.
Si stava già rilassando quando il suono di una sirena lo fece sussultare.
WOOOOAAAAOOOO.
Riprese ad osservare. In testa al gruppo dei fari potentissimi illuminavano gli aerei.
-Cosa succede?
FIIII FIIII. POW POW. BOOM BOOM.
Improvvisamente quella costa si illuminò di un terribile rosso fuoco.
WOOOOAAAAOOOO. POW POW. BOOM. FIII. POW.
-Ma quanto sono grossi quei cannoni?
POW. FIIII. POW. BOOM BOOM BOOM. POW POW.
Tutti gli aerei entrarono nella zona e lanciarono manichini con paracadute. L’artiglieria nemica si concentrò su l diversivo e si passò alla seconda parte del piano.
-O’Connor! Al mio segnale salti!
L’aereo superava la linea dei cannoni. O’Connor aveva appena visto dei manichini distrutti dai colpi e non era proprio sicuro di volerlo fare, ma doveva e da quel punto non si tornava indietro.
-Ora!
Si lanciò. Il vento lo spinse verso un gruppo di alberi dove riuscì ad atterrare senza essere notato. Era confuso dalle troppe emozioni, ma si riprese in fretta. Ora doveva trovare Rommel. Scorse delle luci poco lontane: il palazzo del presidio. Camminò lentamente controllando la zona poco alla volta fino al palazzo. Era un edificio di tre piani riccamente decorato con un ampio giardino. Seduto su una panca un uomo scrutava il bosco circostante e mosse il braccio. Era il segnale, lo aveva trovato.
-Buonasera, signor O’Connor.
-Buonasera, feldmaresciallo Rommel.
-Entri pure, a quest’ora tutti dormono. Non si dimentichi di parlare solo in tedesco.
-Ja.
Rommel gli procurò una divisa da ufficiale tedesco, poi si sedette.
-Ora è perfetto, colonnello Wolf. Lui è morto due giorni or sono, ma la notizia della sua morte è rimasta tra quelli della Valchiria. Nessuno ci farà caso.
-Valchiria?
-Il nome dell’operazione.
-Ma perché sta facendo questo? Lei è uno dei migliori comandanti militari di sempre.
-Allora perché non posso vincere la guerra? Lei cosa ne sa di quello che accade in Germania?
-Una domanda alla volta. Mi vuole rispondere?
Rommel sospirò e guardò il soffitto. Stava per raccontare la sua storia.
-Io ero un comune popolano, poi entrai nell’esercito. Nella Grande Guerra ero già colonnello. Dove sono passato ho vinto. Ho fatto grandi dei piccoli eserciti e ho beffato grandi generali. Per battermi non serviva intercettare gli ordini: io vedevo e decidevo. Solo il generale più intelligente poteva sconfiggermi. Ho sempre avuto un rapporto strano, come dicevano gli altri, verso i superiori. Io non ascoltavo mai e facevo di testa mia. Quando io sono sul campo non ascolto chi sta al quartier generale a fare bla bla. Gli altri ufficiali sono figli di nobili e hanno il loro potere solo per grazia del cielo. Io disprezzo loro e loro ammirano me. Questo è il mio mondo. Quando conobbi Hitler vidi in lui qualcosa di diverso, qualcosa che poteva cambiare lo stato delle cose. All’epoca la Germania vedeva l’inflazione più grande della storia. Vedevo ogni giorno i dipendenti statali prendere una borsa piena di soldi a metà turno e uscire per tornare poco dopo con un pezzo di pane. Con La Germania seguì il crollo del resto del mondo, anche negli Stati Uniti. Insomma, io conoscevo l’uomo giusto per far tornare grande la Germania e che avrebbe ripulito il mondo dai disastri. Eravamo amici. Quando prese il potere emanò ordini discutibili. Non stava facendo niente di male, non ancora. Minacciò il mondo per poi trattare. Poco alla volta ottenne di nuovo un grande esercito per la Germania. I suoi ordini successivi mirarono solo a prendere ciò che gli serviva per la sua scalata al potere. Mise il popolo contro se stesso in una lotta impari per far vedere come fosse facile. Il resto è stato un controllo totale su persone, mezzi, soldi, vite, armi, fabbriche e l’esercito. Ora ha superato ogni limite, Enigma non funziona più e le armi speciali vengono sabotate. Io stesso non sono riuscito a fare un piano per affondare una portaerei con venti navi a disposizione. La guerra e persa e lui non lo capisce. Il suo ultimo ordine è stato: combattere fino all’ultimo uomo. Non si può così. Il mio amico deve essere tolto di mezzo.
-Non può spiegargli come stanno le cose.
-Lo vedrà come siamo ridotti. Andrà da lui.
Rommel guardò per terra per alcuni lunghissimi secondi.
-Lei cosa sa della Germania?
-Credo troppo poco.
-Il mondo sa troppo poco. Per me il tempo di Volpe del Deserto è finito.
-Non faccia così. Questa è ancora la sua battaglia. Io so bene che a volte il nemico è chi meno te lo aspetti. Lo so perché ero un poliziotto.
-Forse ha ragione, ma ora è meglio andare a dormire. Da questa parte.
Continua…
Giuliano Giunta