Piani

Riassunto: tornato al Pentagono O’Connor racconta a Marshall dei misteriosi uomini in nero che continua ad incontrare ed esprime i suoi sospetti sul coinvolgimento di Eisenhower. Marshall gli da la possibilità di lavorare come un comune poliziotto per mantenere un basso profilo, ma questo non si rivela d’aiuto. Mesi dopo arriva una chiamata via telefono del tedesco Erwin Rommel diretta a Marshall.

-Cos’è questa riunione straordinaria?
-Abbiamo appena finito e ora di nuovo?
-Silenzio prego.
Marshall scrutò con serietà tutti i presenti prima di prendere parola.
-Bene, ora vi spiegherò perché siete stati convocati. Poco fa mi ha chiamato Erwin Rommel.
In sala si scatenò una baraonda al solo sentire quel nome.
-Quel Rommel?
-Volpe del Deserto?
-Quello non è umano! Mi ha sconfitto tre volte!
Marshall scrutò i presenti un’altra volta pensando di essere in un gruppo di scolaretti.
-Ho detto silenzio! Siamo tutti stanchi quindi cercate di mantenere un ambiente tranquillo e sereno. Dicevo che mi ha chiamato perché alcuni di loro stanno progettando di fare un attentato a…
La porta si aprì con fragore interrompendo Marshall.
-Son qua!
-Non è possibile. Che altro succede? Ike!
Eisenhower avanzò con fare allegro vero Marshall.
-La Sicilia è nostra caro Marshall, ma ho interrotto qualcosa?
Marshall scosse la testa guardando O’Connor con la coda nell’occhio.
-Tecnicamente sì, ma facciamo che fare tra due ore altrimenti non concludiamo nulla. Che ne dici se andiamo a parlare un po’ nel mentre?
-Certo. Non sai quanto ho da raccontarti.
La riunione fu sospesa. O’Connor aveva capito che Marshall avrebbe parlato con Eisenhower in quelle due ore per scoprire qualcosa. O’Connor si rilassò e si mise a scherzare con Kid. I generali andarono al bar del Dipartimento. Ormai calata la sera la riunione stava per essere riaperta. Eisenhower andò a parlare con O’Connor.
-Signor O’Connor, mi dispiace. Marshall mi ha raccontato che avevi dei sospetti su di me. E’ colpa mia avrei dovuto avvisarla del piano.
-Può spiegarmelo adesso.
Intervenne Marshall: -Non può! Meno persone sanno di questa storia meglio è. Signor O’Connor, lei può sapere che il soggetto che ha tentato di ucciderla lo ha fatto per interessi personali, supponiamo. Eisenhower ha preso contatto con un’organizzazione ribelle italiana che gli ha permesso di sbarcare senza troppi problemi. E’ stato molto intelligente. E preciso che mi ha raccontato tutto prima che io potessi fare domande. Ora  riapriamo la riunione.
Fece fare silenzio prima di parlare come di consueto.
-Allora, Erwin Rommel ha chiamato via telefono. Un gruppo di membri dell’esercito vuole uccidere Hitler. Parliamo di pezzi grossi e non di quattro volontari con il fucile. Ritengono che egli non possa più continuare a governare e ci chiedono di trattare per un armistizio. Io ho risposto che se vogliono un armistizio devono dimostrare la loro lealtà come, ricordo, non ho mai visto fare da un tedesco. Questa volta sembra essere diverso: Rommel ha proposto di far partecipare un americano all’attentato e se dovesse succedergli qualcosa l’accordo sarà nullo. L’americano dovrà fare da garanzia di pace tra le forze alleate e chiunque prenda il potere in Germania. Avete da fare delle osservazioni?
-Come ha fatto a fare una chiamata telefonica intercontinentale?
-Non ne ho idea e comunque se lo avessi chiesto non credo avrei avuto risposta.
-Non può essere un trucco?
-E noi ci arrendiamo perché loro hanno un solo prigioniero? Ma siamo in guerra, signori.
Intervenne kid: -Non può essere un trucco. Mandiamo qualcuno.
O’Connor ebbe un bruttissimo presentimento.
Continuò Marshall: -Certo, dal momento che, se questi sono i presupposti, è difficile che sia un trucco dobbiamo trovare l’americano giusto. Non può essere uno qualsiasi, deve essere uno dei migliori. In altre parole: deve essere uno di noi.
O’Connor cominciò a sudare mentre ascoltava le parole di Marshall. Sapeva che avrebbe fatto una specifica domanda.
-Ebbene, chi di voi parla tedesco?
Si alzarono molte mani, tra cui quella di O’Connor.
-Bene, tra questi chi potrebbe assumersi l’incarico? Mi affido a voi.
O’Connor pensò che con tanti possibili candidati avrebbe potuto evitare la missione, ma dentro di se era conscio che era uno dei pochi a non saper comandare un esercito. Pensò che gli altri sarebbero stati meglio al Pentagono a discutere di strategia mentre lui, saggio, controllato e riflessivo, avesse tutte le caratteristiche per la missione. Così fu.
Riprese Marshall: -Signor O’Connor? Sarà lei ad andare?
O’Connor annuì.
-Senta, lei non è dell’esercito. Se non vuole non è obbligato. Non ci sarà Kid questa volta.
-Lo farò come lo avrebbe fatto chiunque tra voi.
-Abbiamo davvero scelto il migliore tra i migliori. un bell’applauso per Carry O’Connor.
L’applauso si sentì fin fuori le mura del Dipartimento. In sala si respirava un clima di fiducia per l’anno che veniva, il 1944, che avrebbe visto la fine della guerra.

-Generale, siccome è il mio compleanno vorrei passare un po’ di tempo con kid prima di partire.
-Certo, Signor O’Connor. Quanti?
-Quarantasei.
-La facevo più giovane. Auguri.

Continua…

Giuliano Giunta

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