Il Pentagono

Quella mattina il New York Times riportava: “Treno scomparso nella Grand Central, trasportava cinque vagoni d’oro”. Era il 1943, in piena guerra. La notizia giunse in poco tempo alla nuova base dell’esercito americano e Dipartimento della Difesa: il Pentagono.

-E’ un’azione mirata dei nazisti, ve lo dico io!
-No, dei giapponesi!
-Silenzio prego!
Generali e ufficiali di ogni grado erano riuniti lì per decidere le tattiche di guerra, ma la notizia da New York cambiò rapidamente la situazione.
Prese parola il generale Marshall: -Ebbene, signori, stamattina un carico d’oro della J. P. Morgan è stato sottratto presso il Grand Central Terminal di New York. I rapinatori hanno fatto sparire il carico con tutto il treno mentre attraversava il tunnel sotto la città. Ora, J. P. Morgan finanzia l’esercito: non devo dirvelo io quanto sia di grande importanza recuperare il carico. Ci sono domande?
La sala rimase muta.
-Bene. Qualcuno dovrà dirigersi a New York e recuperare tutto, rapinatori inclusi.
Fece una breve pausa.
-Signori, vi presento l’agente Carry O’Connor.
Si alzo un uomo sulla quarantina, espressione seria, spalle larghe e statura imponente. Si sedette subito dopo.
-Il signor O’Connor prima era un poliziotto, si è distinto per meriti eccezionali. Ritengo, dunque, sia giusto affidare a lui l’incarico.
Fece un attimo di pausa sbuffando per la scarsa partecipazione altrui.
-Ci sono domande o spunti?
Si alzò il generale Eisenhower: -Sì, signore. Vorrei sapere quali meriti eccezionali avrebbe…- O’Connor non lo fece finire.
-Tacoma Narrows.
Tutti sobbalzarono dallo stupore, il ricordo era ancora vivo negli Stati Uniti.
Riprese Marshall: -Grazie, Ike. Deduco che siamo tutti d’accordo. Signor O’Connor, le affido la missione. Porterà con sé un giovane che le sarà di grande aiuto: Kid.
Kid si alzò. O’Connor lo guardò perplesso.
-Che nome è “Kid”?
-Non mi chiamo Kid, è il mio soprannome. In realtà mi chiamo Billy Clark, mi chiamano Kid perché sono il più giovane della squadra.
-E come fai ad essere al Pentagono così giovane?
-Pearl Harbour.
-E allora?
-Fui il primo ad ipotizzare l’attacco.
-E perché non hai avvertito i generali, brutto…
Marshall tuonò: -O’Connor! Ci sono problemi?
O’Connor fece un respiro profondo.
-No, signore. Scusami Kid.
Kid parlò a voce bassa: -Brandon O’Connor.
-Era mio figlio. Aveva la tua età.
Ci fu un momento di silenzio.
Marshall ricominciò con un tono più sereno: -Vedo che vi siete intesi. Sino sicuro che accetterete la missione. Insieme.
Entrambi annuirono.
-Bene, partirete subito. Prendete ciò che vi servirà dal deposito. Tra un’ora alla pista. Potete andare.

Un’ora dopo O’Connor e Kid salirono su un aereo militare.
-Kid, cosa successe a Pearl Harbour?
-Io e Brandon stavamo avviando i nostri aerei, il suo partì per primo, uscì dal deposito, ma in quel momento…
Fece una pausa singhiozzando.
-Un bombardiere … Un’esplosione … Passai tra le fiamme con l’aereo … Spezzato a metà.
Si alzò un rumore assordante. Decollo.
-Per questo dobbiamo vincere, per questo siamo qui. Mi ricordi mio figlio.
Kid era troppo preso dai ricordi per sentirlo, ma qualcosa arrivò nella sua mente.
-Posso chiamarti Carry?
-Certo.

Continua…

Giuliano Giunta

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