Sara Mahmoud, giovane ragazza di 21 anni, ha denunciato un atto di discriminazione verso la sua persona a causa delle sue origini egiziane e dall’uso dello hijab, tipico velo musulmano. La giovane e bella ragazza è nata a Milano, ha cittadinanza italiana e frequenta l’Università Statale per i Beni Culturali e come gran parte dei giovani laureandi è in cerca di un lavoro per pagare gli studi.
Tutto è cominciato circa 3 anni fa, quando Sara ha risposto ad un annuncio da hostess per un’attività di volantinaggio gestita dall’agenzia Evolution Events. Dopo aver inviato una sua foto con lo hijab all’agenzia, ha inizio uno scambio di mail inerenti l’uso del velo e alle complicazioni che ciò avrebbe comportato. La discussione si conclude con il rifiuto da parte dell’azienda. Sara decide così di rivolgersi ad avvocati per segnalare l’accaduto: la ditta si difende dalle accuse discriminatorie affermando che “i clienti non sarebbero mai stati così flessibili”. Probabilmente i direttori si preoccupavano che il pensiero della gente fosse ancora molto intollerante verso una cultura differente, in particolare modo quella musulmana.
La denuncia è inizialmente rimasta in sospeso ma i giudici, più di un anno dopo, hanno ripreso l’inchiesta di Sara e la corte di appello di Milano ha anch’essa riaperto la pratica sostenendo le parole della ragazza, prevedendo un risarcimento di 500 €.
Sara, dopo l’accaduto, ha deciso di trasferirsi a Londra sostenendo che in Inghilterra si verifichino più raramente episodi di razzismo dovuti alla propria cultura.
L’avvenimento che abbiamo raccontato è un piccolo esempio che vogliamo portare di ciò che succede tutti i giorni nel nostro paese e nel mondo: azioni così non lasciano indifferente l’opinione di ognuno di noi. Atti di razzismo, discriminazioni e ingiustizie, soprattutto sulle donne, avvengono sotto i nostri occhi spesso senza che noi che ne accorgiamo, ma il coraggio di Sara, nel suo piccolo, servirà per creare una società inclusiva e che non discrimini le diversità.
Il fatto di essere donne, storicamente giudicate inferiori anche nella nostra cultura fino a non molti anni fa, e appartenenti ad una religione diversa, fa si che ragazze come Sara siano socialmente e lavorativamente svantaggiate rispetto da altre persone e questo non lo riteniamo giusto.
Episodi di razzismo o di bullismo molto spesso si basano sulla violenza psicologica che prevale sull’individuo, portandolo ad azioni esagerate o a grandi sofferenze. Ma spesso questi atteggiamenti si basano sulla paura: paura del colore della pelle, di un abbigliamento o di una lingua diversa, ma questa paura non può di certo far rimanere tutti in casa con le serrande abbassate. E’ meglio uscire, conoscere le persone e accettarle per la loro diversità che è anche la loro bellezza.
Silvia Candido, Matteo Berardi, Lea Botta e Giada Magnotta