“Sogno o son desto?” chiesi.
“Tua è la scelta.”
Avevo la testa intontita dal sonno. Mi alzai a fatica e aprii lentamente gli occhi. Ero in un edificio completamente grigio, privo di ombre. Era difficile percepire lo spazio intorno a me: le pareti si confondevano, non distinguevo ciò che era vicino da ciò che era lontano.
“Dove mi trovo?”
“Laddove l’occhio cieco diviene, e la ragione umana guida.” riecheggiò nell’aria. Era la voce dell’Ingegnere.
“Dove sono gli altri?” chiesi.
“Vicini e lontani da te.” rispose.
Ero confuso. Non c’era nessuno, neanche l’Ingegnere. Eppure sentivo la sua voce, percepivo la presenza di qualcuno. Ma non vedevo nessuno.
“Potresti almeno dirmi perché mi trovo qui?”
“Del tempo l’importanza conoscer devi.”
“In che senso?” dissi, e improvvisamente vidi le pareti diventare rosse. Comparirono anche degli orologi neri di fronte a me. Doveva essere un sogno, pensai. Ma non riuscivo a svegliarmi.
“Vita, mutamento, opportunità.” udii dietro di me, “Del tempo sono essi doni.”
Mi voltai, ma ciò che vidi non cambiò. “Quindi?”
Sentii il rumore delle lancette degli orologi diventare più insistente e forte. Non ricevetti risposte, così iniziai a riflettere.
“Il tempo.” pensai, “È ciò che ho dimenticato: non conosco il mio passato, non capisco il mio presente e non ho certezze per il futuro.”
“Esatto.” udii alla mia sinistra, “Della conoscenza e del sogno le vie a te si mostrarono.”
Due vie? Ricordare o vivere nell’oblio? Non mi sembrava di avere altra scelta.
“Devo sapere chi ero.” dissi, “Solo così potrò tornare a vivere.”
Le ultime parole che sentii vennero pronunciate come il ticchettio dell’orologio: “Tua è la vita, tuo è il tempo, tua è la scelta.”
Era il primo mercoledì del mese di novembre. Marzio mi aveva invitato alla prima riunione del giornale d’Istituto di quell’anno scolastico, così andai in Aula Informatica alle 14 ad aspettarlo. Ma era lui che mi stava aspettando.
Mi salutò con una stretta di mano. Aveva in testa il suo solito cappello bianco e aveva in mano una penna stilografica.
“Tutto bene?” mi chiese.
“Sì, a parte uno strano sogno che ho fatto stanotte.”
“Se vuoi ne possiamo parlare alla fine della riunione.” propose.
“No, tranquillo.” dissi scuotendo il capo, “È tutto a posto.”
Sentii una mano appoggiarsi sulla mia spalla. “Anche tu fai parte della redazione?”
Mi voltai. “Elisa!” esclamai, “Che sorpresa.”
“E tu, Marzio, come faresti senza di me?” chiese una ragazza dietro al direttore del giornale. Aveva i capelli ricci e castani, un paio di occhiali rossi, una maglia nera e un paio di jeans. Anche Marzio indossava dei vestiti simili.
Marzio chiuse gli occhi e incrociò le braccia. “Elena, la migliore web developer che ci sia in questa scuola.”
“Addirittura.” disse Elena abbracciandolo, “Se sono così brava allora la prossima riunione la potremmo fare al Tecnico, così non dovrò affaticarmi per venire qui.”
“Deve essere molto faticoso fare 800 metri in pullman, vero?” disse Marzio sorridendo, poi riaprì gli occhi, “Settimo, ti presento Elena. È la direttrice del giornale d’Istituto del Tecnico, nonché la ragazza che si vanta d’esser mia.”
“Sei tu quello che va in giro dicendo di stare insieme a me, non io!” rise Elena pizzicando la guancia di Marzio, poi mi strinse la mano con grande energia. Quella forza mi sorprese data la corporatura minuta della ragazza.
Nel frattempo arrivarono altri ragazzi, così Marzio ci disse di prendere delle sedie e di metterci in semicerchio. Elena e Marzio si sedettero davanti al computer collegato al proiettore, mentre due professori rimasero vicino a noi.
Elisa volle stare vicino a me. “Dopo la riunione ti va di uscire?”
“Certo.” dissi, “Con piacere.”
Non ero davvero convinto mentre pronunciavo quelle parole, ma non volevo dirle di no. Dopotutto, lei credeva di avere davanti a sé il Settimo che avevo dimenticato. Sarebbe stato insensato rifiutare, avrei perso una possibilità di conoscermi e conoscerla meglio.
“Ciao ragazzi.” disse Marzio, “Questa è la prima riunione del giornale d’Istituto di quest’anno. Io sono Marzio e lei è Elena, e siamo i due direttori.”
I professori sorrisero con aria soddisfatta. Elisa si sistemò vicino a me.
“Io mi occupo principalmente di gestire il sito, mentre Marzio scrive valanghe di articoli.” disse Elena alzandosi in piedi.
“Prima di presentarvi il sito vorrei che vi presentiate voi.” disse Marzio, “Uno alla volta a partire dalla vostra destra.”
Fatta eccezione per il direttore, ero l’unico del Liceo. Tutti si presentarono condividendo con gli altri le loro passioni, ciò che odiavano e il motivo per cui si trovavano lì. C’erano calciatori, ballerini, karateki, nuotatori e aspiranti scrittori. Tutti volevano dare qualcosa alla scuola, come la scuola aveva dato e stava dando loro.
La mia presentazione non fu molto dettagliata. Ero lì per provare un’esperienza nuova, dissi che mi piacevano le scienze, ma nient’altro. Marzio sorrise. “Ve lo posso assicurare, Settimo è un’ottima persona.”
Elisa fu l’ultima a presentarsi. “Mi chiamo Elisa, ho 16 anni e vado al Tecnico.” disse leggermente imbarazzata, “Mi piace leggere in compagnia e scrivere storie. Sono qui perché credo nella scuola, voglio che diventi un ambiente dove lo studente voglia andare tutti i giorni con gioia.”
“È un ideale bellissimo.” bisbigliò un professore. Elena e Marzio sorrisero.
“Il giornale d’Istituto è raggiungibile in qualsiasi momento dai vostri orologi. Infatti, tramite la funzione ‘Ricerca Web’ potrete andare sul sito e leggere tutti gli articoli pubblicati dalla sua nascita fino a quelli più recenti.” spiegò Marzio.
“Trattiamo articoli riguardanti scuola, libri, film, sport, pettegolezzi e molto altro.” disse Elena, “Ognuno di voi potrà contribuire scrivendo nella sezione che più gli piace. Elisa, ad esempio, potrebbe scrivere nella sezione Racconti e Libri.”
“Ogni articolo pubblicato vi darà ore di alternanza scuola-lavoro, come le riunione nelle quali parteciperete prossimamente.” spiegò un professore incrociando le braccia.
“Scusate, ma ogni quanto avverranno le pubblicazioni?” chiese un ragazzo.
“Verrete informati nel gruppo della redazione.” disse Elena.
“Comunicheremo sempre con l’orologio.” spiegò Marzio, “Voi mandate gli articoli in correzione e gli addetti alla pubblicazione penseranno al resto.”
“Grazie.” disse il ragazzo, “Un’altra domanda: come facciamo a scrivere un articolo?”
Marzio ci mostrò il procedimento. Mi stupii vedendo che l’orologio potesse anche scrivere dei testi semplicemente parlando nel piccolo microfono posto nella parte inferiore del quadrante. Era come avere un piccolo computer dotato di display e qualche piccolo tasto ai lati.
Notai, inoltre, che le ore di alternanza scuola-lavoro mancanti erano state aggiornate a 158.
“Ci sono altre domande?” chiese Elena.
Ci fu silenzio per qualche secondo. “Bene, ci organizzeremo in seguito per decidere la data della prossima riunione.” disse Marzio.
“La faremo al Tecnico, no?” chiese una professoressa.
“Sì.” sospirò Marzio, “Siamo solo due del Liceo, non ha senso far spostare dieci persone qui.”
“Mi raccomando, pubblicizzate il giornale!” disse un professore vedendo i ragazzi uscire lentamente dall’Aula Informatica.
Elisa e io aiutammo Marzio a sistemare le sedie. “È un bel progetto.” dissi.
“A me piace un sacco.” disse Marzio, “Sto pensando a degli articoli scritti in collaborazione con più persone, per mettere insieme le varie esperienze e capacità e creare contenuti ancora più interessanti.”
“La scuola sta prendendo spunto dalla tua stessa idea.” disse Elena, “I lavori di gruppo sono più ricchi dei lavori individuali. Per questo si fanno tante attività cooperative come questa.”
“Certo, la formazione individuale è molto importante.” disse Elisa, “Senza di essa non si può lavorare bene in gruppo.”
“Bisogna dare il giusto spazio a tutto.” conclusi. Marzio sorrise.
“Allora, Settimo.” mi disse Elisa, “Dove mi porti stavolta?”