Faceva freddo, eppure era estate.
Mi alzai lentamente. Non vedevo altro che stelle e spazio vuoto. C’era poca luce, facevo fatica a vedere.
“Forse non è stata una buona idea mangiare quella roba.” dissi portando la mano destra sulla mia testa, “Soprattutto prima di andare a dormire.”
“Ti sembra il momento di scherzare, porca miseria?” disse una voce. Rabbrividii.
“Teschio, sei tu?”
Comparvero davanti a me Pi e Teschio. Avevano le braccia incrociate e guardavano fisso davanti a loro. Dietro di loro c’era un uomo voltato di spalle.
“Devo smetterla di andare a dormire subito dopo aver mangiato.” sospirai.
“Non stai sognando, ragazzo.” disse Pi guardandomi negli occhi.
“Porca miseria, un po’ di serietà.” sbuffò Teschio, “Sono mesi che ti osserviamo dall’Astrazione e ci ripaghi così?”
“Che cosa volete? Perché sono qui?”
“Perché non ci chiedi cosa ti interessa davvero?” disse Teschio spazientito.
Le stelle intorno a me iniziarono a spostarsi. Sembrava di viaggiare nello spazio.
“Chi è Mattia?” chiesi con un cenno del capo.
“È la personalità che ha abitato il tuo corpo fino alla tua nascita, Settimo.” spiegò Pi camminando intorno a me, “Era un ragazzo studioso, introverso e spesso aggressivo.”
“Litigava praticamente con tutti.” disse Teschio abbassando la testa, “Non aveva discussioni solo con le persone che ignorava. Anche Elisa e Marzio erano un’eccezione, ma in generale aveva un carattere ostile.”
“Dunque.” dissi, “Un tempo io ero Mattia.”
“Prima di perdere la memoria.” annuì Teschio.
“Come ho perso la memoria?”
“Necessario è prima mostrar le cause all’effetto.” rimbombò nell’aria.
“Giusto, non capiresti altrimenti.” disse Pi, “La vita di Mattia non era, come puoi ben immaginare, molto facile. Era sempre in conflitto con i suoi familiari, infatti è andato a vivere da solo il giorno del suo diciottesimo compleanno.”
“Ecco perché non vedevo mai i miei genitori e mio fratello in casa.”
“Finalmente ci sei arrivato, porca miseria.” disse Teschio camminando intorno a me, “A causa del suo carattere, Mattia aveva pochi amici. Era difficile stare con lui, pretendeva di aver sempre ragione sugli altri e non accettava le opinioni altrui.”
“Tre persone, però, erano escluse.” continuò Pi, “La tua professoressa di inglese, Elisa e Marzio. Mattia si comportava bene con loro, non avevano mai avuto discussioni importanti.”
“Ma lui voleva soltanto una cosa: stare con Eris. Si erano conosciuti a scuola all’inizio dell’anno scorso, e Mattia si era perdutamente innamorato.” disse Teschio, “O meglio, così diceva.”
“Non conosceva l’amore, né sapeva gestirlo.” proseguì Pi, “Cercò di cambiare il carattere della ragazza e renderla sua, soltanto sua e di nessun altro. La loro relazione escludeva rapporti con l’esterno, ed Eris non poteva accettarlo.”
“I due si lasciarono a settembre.” disse Teschio.
“Deduco che Mattia abbia sofferto molto.” dissi incrociando le braccia.
“Non ci sono parole per descrivere i sentimenti che ha provato. In fondo, egli era un ragazzo molto sensibile ed emotivo.” disse Pi dandomi una pacca sulla spalla, “Così prese una decisione folle.”
“Mattia andò dall’Ingegnere a chiedergli una nuova vita. Voleva perdere tutti i suoi ricordi e ricominciare da capo.” spiegò Teschio, “Dopotutto, l’Ingegnere aveva conseguito numerosi studi di biologia e chimica. Nessuno poteva essergli d’aiuto se non lui.”
“E come ho fatto a perdere la memoria?”
“L’Ingegnere ha inibito delle parti della tua memoria.” spiegò Teschio, “Per questo non potevi ricordare tutto.”
“Mattia aveva chiesto all’Ingegnere di non conoscere il proprio passato, altrimenti sarebbe tornato a soffrire come prima. Così nessuno ti ha parlato della tua relazione con Eris prima di entrare nell’Astrazione, dove i vincoli dell’Ingegnere non sono validi.” concluse Pi.
“E voi come fate a sapere tutte queste cose?” chiesi con un cenno del capo, “Chi siete?”
“Io sono Pi.” disse sorridendo, “Il mio nome è uno sciocco attributo, nulla di rilevante. Chiamami come vuoi, ma io resto quello di sempre.”
“Io sono te.” disse Teschio, “O meglio, sono basato sul tuo passato.”
“Siete due programmi, dunque.” annuii.
“Finalmente ci sei arrivato.” disse Pi ridendo.
“Io rappresento il tuo passato. Lo sono, in qualche modo.” disse Teschio, “Contengo tutti i tuoi dati personali, dal primo all’ultimo.”
“E chi è quello, invece?” pronunciai indicando l’uomo girato di spalle.
“Non hai il permesso di saperlo.” disse Pi scandendo le parole.
“Piuttosto, c’è altro che vorresti dire?” chiese Teschio sottovoce.
“Voglio ricordare tutto il mio passato.” dissi risoluto.
“Sei sicuro?” chiese Teschio guardandomi negli occhi.
“Sì.”
“Lo accontentiamo, padre?” chiese Pi alzando la testa.
L’uomo voltato di spalle si mosse. Non riuscii a vedere i suoi gesti, ma ne percepii gli effetti. Aveva liberato la mia memoria.
Caddi a terra, mi rialzai e misi le mani tra i capelli. Sentivo tutti i miei ricordi fluire nuovamente nella mia testa, tornare ad essere vivi e forti come un tempo.
“Ora capisco perché Davide voleva impossessarsi dell’Astrazione.” dissi a fatica, “Non si sentiva padrone del suo destino, ma strumento della vita degli altri e schiavo del caso. Voleva solo tornare a vivere come prima, come io volevo tornare ad essere felice.” dissi.
“Sono sensazioni che noi programmi non possiamo provare.” disse Teschio, “Come descriveresti i tuoi sentimenti, adesso?”
“Mi sento libero.” dissi, “Prima ero dentro una gabbia, chiuso in me stesso e prigioniero della vita. Ora sono vivo.”
L’uomo voltato di spalle fece un cenno con il capo. Pi e Teschio andarono davanti a lui e incrociarono le braccia. L’uomo si girò.
“Tu.” dissi.
“Sono ancora indegno della terza persona?”
“Ho un’ultima domanda.”
“Eccomi.”
“Dov’è Elisa?” chiesi.
“Riveder la diletta tua desideri, o giovane uomo?”
“Sì.”
“L’attesa è sì breve che più patimento non provocherà.” disse l’Ingegnere guardando il suo orologio, “C’è, ma vederla ancora non puoi.”
“Perché?” chiesi confuso.
“Gli occhi tuoi vedono ciò che permesso è a te vedere.” spiegò.
“Quindi non mi hai dato il permesso di vederla?”
“Esattamente.” annuì, “Ella poteva di distrazione esser sorgente. Il compito mio è lo studio tuo salvaguardare, e ho agito.”
“E non ti sei limitato solo a me.” pronunciai con voce ferma, “Hai mandato nell’Astrazione tutti gli studenti che non erano abbastanza concentrati, costringendoli ad essere isolati dalla realtà e dedicarsi solo allo studio.”
“Sofferta scelta fu, ma necessaria.”
“Come puoi considerarti un uomo?” gridai, “Hai costretto dei ragazzi a fare quello che volevi tu. L’hai sempre fatto, dall’inizio sino ad ora. Ti odio!”
“Eppure, volto al remoto, penserai che mal non ero se non in parte.” sorrise l’Ingegnere.
Mi calmai. “Forse ho capito chi sei, ma non voglio crederci.” dissi abbassando la testa, poi lo guardai negli occhi, “Dimmi come posso vederla.”
“Un sottile velo la realtà tua altera e mostra; cieco e vedente è l’occhio tuo.”
Un velo? Tastai con la mano il mio volto, ma non trovai nessun velo.
“Legger oltre le parole i tuoi occhi aprirà.” disse l’Ingegnere con un cenno del capo.
“Se Alan ha costruito degli occhiali, allora il tuo velo sarà un paio di lenti a contatto.” dissi.
Cercai di toglierle. Ci riuscii. Avevo interpretato le sue parole nella maniera corretta. Le lenti a contatto erano collegate all’orologio dell’Ingegnere, pensai, così potevo vedere solo ciò che lui mi permetteva di vedere. Ora il mio occhio era libero di vedere la realtà. Avevo squarciato il velo.
Davanti a me, però, non c’erano più l’Ingegnere, Pi e Teschio.
C’era solo Elisa.
Ricordai la nostra amicizia. Lei non era mai cambiata, io sì. La mia relazione con Eris mi aveva allontanato da lei, reso cieco di fronte ai suoi sentimenti.
Avevo smesso di frequentare Elisa quando Eris mi disse che provava qualcosa per me. Fu una scelta stupida, pensai. Non avrei dovuto più ripeterla.
Ero cambiato. Mi ero lasciato alle spalle il mio passato e avevo deciso di vivere una nuova vita. Andai verso di lei e la strinsi tra le mie braccia. Lei appoggiò la sua testa sulla mia spalla.
“Settimo.”
“Elisa.”
“Come sono contenta di rivederti.”
“Anche io.”
“Passeremo tutto il pomeriggio insieme, vero?”
“Sempre nel giusto mezzo.”
“Sì, nel giusto mezzo. Anche il mondo che ci circonda è importante, non dobbiamo isolarci da esso.”
Realizzai di essere in un’aula rivestita di schermi e proiettori. Tutto quello che avevo visto prima era stato realizzato grazie a questi.
“Sono venuta per vederti all’esame. Oggi hai l’orale, dico bene?”
“Sì, l’ultima prova.”
“Non c’è tempo da perdere.” disse dandomi un bacio sulle labbra.
“Andiamo.”
Siamo studenti.
Studiamo per capire la realtà e cambiarla. Vogliamo lottare per un mondo migliore, per la vita. La nostra vita.
La gente ci guarda e crede di vedere il futuro. No. Noi siamo il presente, e siamo qui per progredire verso l’infinito.
Dobbiamo conoscere il passato per non commettere gli stessi errori. Dobbiamo imparare le leggi fisiche, chimiche e matematiche per comprendere ogni frammento che compone la nostra quotidianità. È necessario.
Ma non basta. La teoria è nulla senza la pratica.
Le virtù noi le acquistiamo se prima ci siamo esercitati. Ciò che infatti dobbiamo fare quando le abbiamo imparate, lo impariamo attraverso la pratica. E se queste parole risultano vuote, allora smettete di farci studiare Aristotele.
Alternanza. Prima scuola e poi lavoro. Teoria e pratica si combinano per plasmare l’uomo e la donna perfetti. Ma l’alternanza non è affatto perfetta. Deve essere migliorata, resa sempre più efficiente. Per il nostro presente. Per il nostro futuro.
Noi siamo studenti, divisi nella nostra unità ma uniti nelle nostre divisioni. Guardiamo in tutte le direzioni, scrutiamo l’orizzonte ma con la testa china sui libri.
Lo studente non va sfruttato, ma formato. Siamo gli abitanti di questo pianeta, e lo saremo per molti anni. Dopo di voi.
Si leverà un grido all’alba. Tutti si sveglieranno per ascoltarlo, per unire la propria voce alle altre e creare un suono unico e forte, capace di muovere tutti per una causa comune. L’umanità.
Questo è un inno alla vita.
Dobbiamo essere ascoltati.
Noi siamo studenti.
Vogliamo vivere.
Vogliamo essere umani.