Puntata precedente

“Ehi! Che ci fate voi qua?”
“Non voglio crederci.” dissi scuotendo la testa.
Mi voltai e vidi una bidella con l’uniforme dell’USA e gli occhiali neri che pendevano verso sinistra. La donna era robusta e impacciata nei movimenti, faticava a camminare.
“C’è qualche problema, signora?” chiesi. Alan toccò un bottone del suo orologio.
“Voi dovreste essere in classe.” disse pigramente la donna, “Vi devo mandare dalla preside?”
“Stiamo lavorando.” disse Bianca, “Ci lasci andare.”
“Mi ricordo di voi. Siete dei cattivi ragazzi, dispettosi e incivili. Maleducati oltre misura.” disse la bidella masticando le parole.
Dietro la donna comparvero tre ragazzi. Quello in centro stava bevendo un succo di frutta.
“Già, la gente non ci apprezzava molto.” disse Alan, “Forse temevano che il New Model Learning potesse togliere il posto di lavoro a tante persone. Utilizzo di risorse online, musica, meno professori e più tecnologia. Fastidioso, nevvero?”
“Di che stai parlando? Guarda che ti mando dalla preside.” gridò la donna.
I tre ragazzi si avvicinarono. Quello in centro lanciò il succo di frutta in testa alla bidella. “Ci penserà l’Accademia a lei.” disse il giovane, “Andate tranquilli.”
“Sapevo di poter contare sulla mia classe.” disse Alan sorridendo.
I tre ragazzi attirarono l’attenzione della bidella, così cogliemmo l’occasione per raggiungere Eris.
La trovammo in Aula Magna. Le sedie erano poste ai lati della sala. I due ragazzi erano seduti al centro. Camminammo lentamente verso di loro.
“Sei bellissima.” disse il ragazzo.
“Lo so, mio caro direttore.” sorrise Eris.
“Lasciami scrivere la nostra storia, mia cara Eris.” disse Marzio accarezzandola.
“Non riuscirai mai a scrivere le emozioni che proverai con me.” rispose la ragazza.
“È vero.” disse Marzio voltandosi. Fu sorpreso di vedermi. Anche Eris si voltò verso di noi.
“Disturbiamo?” chiese Alan con un mezzo sorriso.
“Non vedete che abbiamo da fare?” disse Eris stizzita, “Forza, smammate.”
Mi avvicinai ancora. “Marzio.” dissi, “Cosa stai facendo?”
“È difficile da spiegare.” balbettò Marzio.
“Non c’è fretta.” rimbombò nell’aula, “Spiegami cosa ci fai qui.”
Entrò nella sala un ragazzo vestito di nero con degli occhiali da sole. Era basso e aveva i capelli tinti di biondo. Il suo orologio era spento.
“Davide.” disse Marzio balzando in piedi, “Il capo dell’USA.”
“Chiamami Re.” pronunciò Davide superbo, “E tu saresti la guida dell’URSS, dico bene?”
Mi voltai verso Marzio. “Esatto.” disse, “Vuoi anche il mio consenso, eh?”
“È indispensabile.” disse Davide, poi si voltò verso di me, “O forse no.”
Alan e Bianca rimasero in silenzio. Il capo dell’USA venne verso di me.
“Non rivuoi la tua amata?” mi chiese indicando Eris, “È ancora più bella di prima, non trovi?”
La mia… amata? Non sapevo di cosa stesse parlando. Io l’avevo amata? Davvero? Non ci credevo granché.
“Ragazzo, perché fai quella faccia?” disse Davide confuso.
“Non si ricorda nulla.” disse Marzio ridendo, “Ha perso tutti i ricordi della sua relazione con Eris.”
“E tu come fai a conoscere tutte queste cose?” chiese Davide nervoso, “Non ha parlato a nessuno del suo amore.”
“Me l’ha confidato prima di perdere la memoria.” spiegò Marzio, “Eris non ti ha detto tutto, allora.”
“Beh, possiamo creare dei nuovi ricordi insieme.” disse Eris alzandosi in piedi.
“No.” dissi scuotendo il capo, “Preferisco donare il mio tempo a Elisa che ad una come te.”
Alan sorrise. Bianca annuì. Davide digrignò i denti. “Non è possibile.” disse.
“I tuoi Artigli del Consenso non avranno mai abbastanza potere.” disse Alan, “È finita.”
“Teschio continuerà a cercare consensi per me. Quando ne avrò ricevuti abbastanza potrò prendere possesso dell’Astrazione.” ringhiò Davide, “Ricucirò il vostro maledetto Velo di Maya e diventerò il solo superuomo di questa scuola. Sarò la vostra autorità, unica e invisibile.”
“Non accadrà mai, porca miseria.” disse Teschio comparendo alle sue spalle. Gli anelli avevano una lunga lama che seguiva le falangi. Il ragazzo tentò di colpire Davide alle spalle, ma Pi gli fece da scudo.
Stava succedendo di tutto, pensai. Era difficile credere che stesse accadendo davvero.
“Il tuo gesto proditorio è a dir poco vergognoso.” pronunciò Pi colpendo al petto Teschio, facendolo cadere a terra.
Alan si avvicinò a me. “Hai fatto un corso di programmazione per gli orologi.” sussurrò toccando un bottone dell’orologio, “Usa questo software per cacciare Pi e Davide dall’Astrazione.”
Annuii e iniziai a cercare i loro codici.
“Pi, che cosa stai facendo?” gridò Marzio, “Teschio è dalla nostra parte.”
“Dalla tua, non dalla mia.” gracchiò Pi, “Io faccio parte dell’USA.”
Davide sorrise. “Pi non ti ha detto tutto, allora.”
Teschio e Pi si scontrarono fisicamente. Il primo agiva con furia ma senza tecnica, mentre il secondo preferiva parare i pugni e i calci del suo avversario piuttosto che attaccare.
Trovai le sequenze che codificavano la presenza di Davide e di Pi nell’Astrazione. Iniziai a cancellarle.
“Bravo.” annuì Alan.
Comparvero delle scritte sopra i due ragazzi.
“Cosa?” urlò Pi sorpreso, “No, non posso sparire. Devo portare a termine la mia missione.”
Il ragazzo colpì violentemente il collo di Teschio, atterrandolo. Successivamente, Pi scomparve.
“No, non voglio andarmene.” sospirò Davide, “Ho lottato così tanto per arrivare qui. Ho costruito centinaia di occhiali per interagire con l’Astrazione, concesso ore di alternanza scuola-lavoro a tutti i membri dell’USA solo per poter avere un mondo tutto mio. Avrei dedicato tutto il mio tempo alla mia amata, sarei stato sovrano del mio destino…”
“Lei è morta.” disse Bianca scuotendo il capo.
“Non avrei dovuto litigare con lei quella sera.” singhiozzò Davide disperato, “L’ho cacciata da casa mia, e lei ha attraversato quella dannata strada. Ma l’Astrazione permette di creare entità immaginarie, quindi avrei potuto ricrearla esattamente com’era.”
Alan si avvicinò a lui. “Dispiace anche a me che sia andata così.” disse, “Ma bisogna andare avanti. È la vita.”
“Non accetterò mai questa vita!” gridò Davide scomparendo.
Eris corse fuori dall’Aula Magna. Rimanemmo in silenzio per qualche secondo, poi mi accorsi che Teschio aveva delle scritte sopra il suo corpo.
Corsi verso di lui.
“Il tuo codice è incompleto.” osservai, “Te lo aggiusto subito.”
“No, il mio file si cancellerà automaticamente tra qualche secondo.” disse Teschio scuotendo il capo, “Grazie per tutto quello che avete fatto. Ora Davide potrà vivere senza altre illusioni.”
“Ti ho programmato molto bene.” disse Alan, “Non hai avuto la tentazione di usare gli Artigli del Consenso per appropriarti dell’Astrazione.”
“No, padre.” disse Teschio con un filo di voce, “Io volevo solo essere vivo.”
“Ci sto lavorando su.” disse Alan, “Ti prometto che sarai il primo a mettere piede nella nuova Astrazione. Da vivo.”
“Porca miseria!” esclamò Teschio con gioia, poi si voltò verso di me, “Ti consegno gli Artigli del Consenso, tra poco non ci sarò più e non voglio che scompaiano con me.”
“Va bene.” annuii.
“Ah, prendi anche questa.” disse Teschio frugando nelle tasche della giacca, “Forse la stavi cercando.”
Era una carta d’identità. La presi. Strinsi la mano a Teschio poco prima di vederlo scomparire.
“L’uomo è un essere solo e caduco, prigioniero del suo mondo fatto di menzogne.” pronunciò Alan con tono solenne.
Guardai la carta d’identità. Era quella di Mattia Teschio, pensai, perché me l’aveva consegnata? Lo capii guardando la foto.
Ero io. Capelli corti e biondi, viso pallido, occhi piccoli e grigi. Che cosa voleva dire?
“Mi consegneresti gli Artigli del Consenso, ragazzo? Così potrò chiudere l’Astrazione e riportare tutti gli studenti alla realtà.” disse Alan, “Poi te li restituisco.”
Marzio mi guardò. Sorrise. Consegnai gli Artigli ad Alan, il quale agitò le braccia secondo una sequenza precisa.
Caddi.

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