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Le pareti erano grigie e crepate. Le piastrelle erano sollevate da terra e sovrapposte l’una all’altra. Le finestre rotte erano illuminate ad intermittenza dai fulmini.
Sembrava di camminare su un filo sottilissimo, capace di spezzarsi in qualsiasi momento.
Procedemmo in silenzio. Osservai le aule vuote e i muri pieni di graffiti. Su ogni porta era inciso un simbolo.
“L’USA usa la stella come simbolo.” spiegò Bianca, “Mentre l’URSS disegna una falce e un martello.”
“Noi dell’ONU, invece, lasciamo le porte così come le troviamo.” disse Alan, “Nelle nostre classi si usa spesso il web e si ascolta la musica durante le lezioni. È il New Model Learning, la nuova frontiera dell’apprendimento.”
Vidi una piattaforma cilindrica posta tra una classe e un’altra. Sopra vi era un ragazzo con l’uniforme dell’USA. Dormiva, così passammo oltre senza curarci di lui.
Infine, arrivammo davanti al laboratorio di chimica.
“Il mio orologio raccoglierà dati su quest’area.” disse Alan, “Intanto cerchiamo di capire cosa stanno facendo qui.”
Anche Teschio girava per la scuola raccogliendo dati, ricordai. Il nostro scopo era quello di fermare l’USA e l’URSS, ma quello di Teschio? Non mi venne in mente nessuna risposta.
Aprii leggermente la porta e osservai. C’erano due ragazzi dell’URSS.
“Hai qualche idea?” chiese il primo.
“Certamente.” rispose il secondo, “Basterà ricoprire la pietra di isotopi radioattivi.”
“Non credo che funzionerà.” disse l’altro mostrando preoccupazione. Aveva un aspetto familiare.
“È l’unico modo per ottenere la pietra filosofale, ne sono certo.”
“E dove li troviamo degli isotopi radioattivi?”
“Che ne so!” sbuffò il secondo, “Magari ce ne sono sul bancone.”
“Da quando la scuola possiede qualcosa di radioattivo? E perché dovrebbe tenerli sopra un banalissimo bancone?”
“E dove dovrebbero tenerli, allora?”
Li guardavamo perplessi. Volevano creare la pietra filosofale, proprio come gli alchimisti. “Chi non conosce è destinato a ripetere gli errori del passato.” commentò Bianca.
“Ehi, voi!” gridò uno dei due ragazzi, “Aiutateci a trovare del materiale radioattivo.”
Alan entrò per primo. Sopra di lui volteggiava il suo drone. Il ragazzo dell’ONU incrociò le braccia.
Entrammo dopo di lui con passo lento.
“Ma cos’hai al posto del cervello?” disse l’altro ragazzo, “Sono dell’ONU, non dell’URSS.”
“Il nemico del mio nemico è mio amico.” recitò il primo.
“Ma loro sono anche nostri nemici.” sbuffò l’altro, “Mi vuoi spiegare come sei riuscito ad entrare nell’URSS?”
“Pi dice che ho del potenziale.” si giustificò.
“Non lo capisco proprio.” sospirò il secondo.
“Scusate, noi siamo parecchio impegnati ora.” pronunciò Alan, “Quando avete finito di discutere fatecelo sapere.”
I due ragazzi si voltarono verso di noi. “Abbiamo finito.” dissero risoluti.
“Giovanni.” dissi riconoscendolo, “Non ci vediamo da novembre.”
“Stai dalla loro parte, Settimo? Non potevo aspettarmi altro da uno come te.” disse Giovanni scuotendo la testa, “Mi deludi.”
“Perché ti sei schierato con l’URSS?” chiesi.
“Pi è il mio maestro. Mi ha insegnato a vivere, cosa che la scuola ha evitato per tutto questo tempo.” spiegò Giovanni, “L’Istituto è morto, non insegna nulla di utile. Dobbiamo riunire tutti gli studenti scomparsi per attuare una rivoluzione. La scuola insegnerà solo ciò che è utile, dando comunque un voto per le competenze individuali e di gruppo.”
“Il tuo maestro non ti ha insegnato che la pietra filosofale non si può creare?” disse Alan alzando la testa.
Giovanni rimase un attimo in silenzio. “Volevamo fare un tentativo, magari andava a buon fine.”
“Lasciateci lavorare in pace, se non volete darci una mano.” sbuffò l’altro ragazzo.
“Anche noi stiamo lavorando.” disse Bianca, “Non ce ne andremo finché non avremo finito.”
“Cosa credi di fare, ragazzina? Torna a giocare con le bambole e lascia il lavoro a noi uomini.” sogghignò Giovanni.
Bianca corse verso di lui e gli diede uno schiaffo. “Non avrebbe dovuto pronunciare quelle parole.” sussurrò Alan.
La ragazza prese Giovanni per la maglietta e lo spinse verso la finestra. Il corpo del ragazzo era per metà fuori e per metà dentro. “Mi sono rotta della gente come te già da molto tempo.” disse Bianca furiosa.
“Non puoi farmi cadere.” balbettò Giovanni, “Non lo farai, vero?”
Bianca lo buttò giù dalla finestra. Rimasi a bocca aperta.
“Sei un’assassina!” gridò l’altro ragazzo correndo verso di lei. Ma il drone di Alan si posizionò davanti alla ragazza.
“Non credo che ti convenga proseguire, giovane.” pronunciò Alan sorridendo, “Quel drone ha delle eliche molto taglienti.”
“Hai ucciso il mio migliore amico.” ringhiò il ragazzo verso Bianca, “Come hai potuto?”
“Non l’ho ucciso.” rispose Bianca, “L’ho cacciato dall’Astrazione. Nella realtà è vivo, ma non può più tornare qui.”
“Come quando si viene bannati in un social network.” annuì Alan, “Il mio orologio ha completato la ricerca di dati, possiamo andare.”
“Non ve ne andrete da qui.” gridò il ragazzo, “Pagherete per quello che avete fatto a Giovanni.”
Il drone volò verso il giovane, tagliandolo con le eliche. Apparvero sopra il suo corpo delle stringhe di codice e il ragazzo scomparve dopo pochi secondi.
“Qui non siamo umani.” spiegò Alan, “Siamo solo codice. Numeri, lettere, null’altro.”
Uscimmo in silenzio dal laboratorio. Alan si incamminò verso le scale. Lo seguii.
Dove cavolo ero finito? Sembrava di essere dentro un videogioco, o in un sito web con una grafica molto dettagliata. Eppure sembrava più vero della realtà.
Ci recammo al bar del piano terra. Non c’era nessuno. I tavoli erano rovesciati, le sedie scaraventate contro i muri. Il locale era debolmente illuminato da dieci candele.
“Dobbiamo raccogliere dei dati anche qui.” spiegò Alan, “Così sapremo esattamente dove si trova Davide.”
“Come fai a raccogliere i dati da una determinata zona?” chiesi.
“Hai sempre un sacco di domande da fare, ragazzo.” commentò Bianca.
“Non conosco bene l’Astrazione.” mi giustificai.
“Fai bene a domandare.” disse Bianca sorridendo, “È importante capire ciò che ti circonda.”
“Io ho sviluppato parecchi software per l’orologio.” disse Alan, “Tra questi ce n’è uno che permette di copiare il codice di porzioni di Astrazione. È complesso, ma estremamente utile per capire cos’è successo in una determinata zona.”
“In pratica, il software può dirti chi è passato da queste parti, indicando la direzione e l’ora.” concluse Bianca.
“L’Orologeria 2.0 non ha copiato questo software.” osservò Alan, “Vende tutti i miei software rilasciati gratuitamente gli anni scorsi, ma non questo. Forse è collegata con Davide.”
Ricordai che Teschio aveva chiesto all’Orologeria 2.0 di fornirgli del denaro. Un collegamento ci doveva essere, era chiaro.
Rumore di passi. Rimanemmo in silenzio ad ascoltare. Comparve una figura. Era una ragazza. Eris.
“Un’anomalia.” disse Alan sottovoce, “Lei non dovrebbe essere qui.”
“In che senso?” chiesi.
“Non c’è tempo.” continuò il ragazzo, “Seguiamola senza farci vedere.”
Eris stava parlando con un giovane. Li seguimmo.
Attraversammo con loro i corridoi del piano terra. Eris salì le scale e arrivò al secondo piano, e noi con lei.
“Siamo quasi arrivati.” disse la ragazza.
Il giovane annuì. “Bene.”
La sua voce era familiare, ma non volevo credere di averla riconosciuta. Mi sbagliavo, pensai.
Ma quel cappello non lasciava spazio al dubbio.

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