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“Porca miseria.”
“Che mal di testa.” dissi toccandomi la fronte, “Dove mi trovo?”
“Forza, alzati.” disse una voce.
Ero in una grande sala grigia. Il pavimento aveva delle piastrelle irregolari che sembravano non incastrarsi affatto. Le pareti erano concave e piene di graffiti.
Mi alzai e vidi Teschio contemplare una scritta sul muro. Il ragazzo aveva il cappuccio sopra la testa.
“Mi fai perdere un sacco di tempo.” ringhiò.
“Io?” chiesi, “Stai sbagliando persona.”
Egli si voltò. Incrociò le braccia al petto. I suoi occhi erano rabbiosi. “Ti sei forse dimenticato come si ricorda?” sbuffò.
“Mi sono appena svegliato.” dissi, “Parla chiaro.”
“Parlo come voglio, ragazzo.” gridò, “Ti sei dimenticato del tuo passato, può capitare. Ma è tuo dovere conoscere chi eri, porca miseria.”
“Non è facile.”
“Basta impegnarsi un minimo.” disse, “Hai degli amici, una ragazza, dei buoni voti a scuola e hai praticamente finito le ore di alternanza. Credi che sia abbastanza? No, non è nulla in confronto a quello che avevi un tempo.”
“Cosa sai su di me?” chiesi.
“Tutto, ma non sono programmato per dirtelo.”
Lo guardai confuso. “Programmato?”
“Vivi nel mondo dei sogni o nella realtà?” sospirò deluso, “Comunque, non sarò io il tuo maestro. Porca miseria, chi vorrebbe esserlo?”
“Cosa vorresti dire?”
“Ma quante domande inutili! Ci sei o ci fai, porca miseria?”
Rimasi in silenzio. Ci guardammo negli occhi per qualche istante, poi riprese: “Senti, non ho più molto tempo. C’è una sola cosa che ti devo dire.”
“Dimmi.”
“Davide mi ha ucciso. Devi riportarmi in vita.”
“Come fai ad essere morto? Sei qui, davanti a me. Vivo.” dissi confuso.
Teschio si tolse il cappuccio e mostrò una cicatrice sul collo. “Fidati, non è piacevole la mia situazione. Vorrei gioire come voi, persino soffrire. Ho una gran sete di emozioni. Per ora posso provare solo rabbia e delusione, anche se hanno un sapore diverso. È apatia, porca miseria.”
“Perché dovrei aiutarti?” chiesi incrociando le braccia.
“Perché io…” iniziò Teschio, ma qualcuno lo interruppe.
“Non farti ingannare da belle parole non sostenute da buone ragioni, Settimo.” disse Pi.
“Porca miseria.” sbuffò Teschio, “Smettila di perseguitarmi.”
“Devo difendere la verità e la giustizia. Sono programmato per questo.” disse Pi sorridendo, “Vai, Settimo. Ci vedremo presto.”

“Dammi la mano.”
“Che succede?” chiesi allungando la mano.
“Ti abituerai presto.” disse Alan alzandomi, “L’Astrazione non è molto diversa dalla realtà, per certi versi.”
“L’Astrazione?” chiesi confuso. Mi guardai attorno: vidi numerosi scaffali contenenti libri di ogni genere. In aria volteggiava un drone con un leggio e un libro.
“Fisicamente non sei qua, ma è come se lo fossi. Questo è il potere dell’informatica e delle nuove tecnologie.” disse Alan sorridendo, “L’Astrazione allontana ciò che è vicino e avvicina ciò che è lontano. In questo momento ti trovi nella libreria del Liceo, ormai abbandonata da sette anni nella realtà. Tuttavia, nell’Astrazione continua ad essere aperta e frequentata dall’ONU.”
Era una biblioteca buia, pensai. Leggevo a fatica i titoli dei libri esposti.
“E quel drone?”
“È una delle mie prime innovazioni, diciamo. Può essere usato in vari modi, ma l’ho progettato per permettermi di leggere i libri mentre cammino. Comodo, no? Non devo stare chino a leggere, né tenere in mano il libro. La tecnologia come sostegno per la cultura, in tutti i sensi.” spiegò Alan, “Vieni, ti mostro il contenuto della biblioteca.”
Egli si incamminò verso un corridoio illuminato da dei chōchin, delle lampade giapponesi rosse, ed io lo seguii. Il drone volteggiava davanti a noi senza emettere alcun suono.
“Come ho già detto in precedenza, io e l’Ingegnere abbiamo costruito quattro anni fa il primo orologio. Fu un’innovazione sensazionale, tanto da uscire al di fuori delle mura scolastiche e sostituirsi a tutti i dispositivi mobili al tempo esistenti.” disse indicandomi una teca contenente grandi apparecchiature elettroniche, “Costavano poco, potevano connettersi ad internet e supportavano qualsiasi tipo di applicazione. Chi poteva chiedere di meglio?”
Continuammo a camminare. Bianca ci raggiunse.
“Tuttavia, il progetto che aveva in mente Alan non era ancora finito.” disse.
“Io e l’Ingegnere volevamo creare uno spazio virtuale, un mondo artificiale. Ciò è stato possibile grazie alla Realtà Aumentata.” continuò Alan, “In questo momento hai degli occhiali che ti permettono di vedere l’Astrazione e interagirci senza essere fisicamente nel luogo che vedi. Sono occhiali trasparenti e leggeri, probabilmente non ti sei accorto di averli addosso.”
Tastai incredulo la mano destra sul mio viso. Aveva ragione, stavo indossando degli occhiali.
“Anche noi li stiamo indossando.” disse Bianca, “Li ha progettati Alan, ma sono ancora un prototipo.”
“L’Ingegnere non approvava questo tipo di occhiali.” disse Alan rallentando il passo, “Così ha continuato a lavorare sugli orologi. Vedo che è riuscito ad accedere all’Astrazione, molti studenti si trovano qui.”
“Tutti gli studenti scomparsi.” ipotizzai.
“Esattamente.” disse Ettore avvicinandosi, “Divisi in USA e URSS, gli studenti hanno preso possesso del Liceo all’interno dell’Astrazione.”
“Sono riusciti ad accedervi sfruttando qualche errore di sistema.” disse Alan incrociando le braccia al petto, “O forse l’Ingegnere ha permesso loro di entrare. In ogni caso, quello che sta succedendo è al di fuori di ogni comprensione.”
“In che senso?” chiesi.
“Lo scoprirai presto.” disse Bianca.
Mi fermai. Vidi uno spazio vuoto tra uno scaffale e l’altro. Un muro pieno di scritte.
“È un ragazzo sveglio.” commentò Ettore, “Fatelo leggere. Io devo andare.”
“Certamente, collega.” annuì Alan.
Mi avvicinai lentamente. “Per quanto tu possa meritare il primo posto, non lo avrai se non per caso. Tuttavia, Volontà è necessaria.”, “L’uomo tende all’infinito. Incompleto, cerca di essere perfetto. Non potendo diventar tale, si illude di esserlo con l’Amore. Cieco, muore.”, “La colpa dell’innocente: colpevole dell’altrui Bene.”.
Infine, lessi a bassa voce le ultime parole incise. “Stiamo cadendo. Tutti.”
“Gli Artigli hanno impresso queste parole su questo muro.” disse Bianca scoprendo un braccio. Notai che era pieno di graffi.
“Noi dell’ONU, così come tanti altri studenti, siamo stati feriti dal Consenso. Temo che l’USA voglia sovvertire il sistema scolastico con la forza.” disse Alan.
Rimasi in silenzio per qualche istante. “Qual è il piano?” dissi senza intonazione.
“Secondo le ultime ricerche di Pi, Davide sta dando ordini ai membri dell’USA da un’aula non meglio identificata.” disse Wayne avvicinandosi con passo svelto.
“Dobbiamo scoprire in quale aula si trova.” disse Alan, “Fatto ciò, gli impediremo di portare a termine il suo piano, libereremo l’Astrazione da tutti gli studenti e la chiuderemo momentaneamente per renderla più sicura.”
“Non possiamo fare tutto da qui?” chiesi.
“Purtroppo no.” disse Bianca scuotendo la testa, “Gli orologi, così come gli occhiali, hanno effetti limitati sull’Astrazione.”
“Bisognerebbe usare una strumentazione più potente, ma non abbiamo il tempo di costruirla. Dobbiamo intervenire.” pronunciò solenne Alan, “Subito.”
“Un’ultima domanda.” dissi, “Perché gli studenti nell’Astrazione non possono essere visti nella realtà?”
“Nella realtà vedi ciò che è fisicamente presente in un dato posto.” spiegò Carlo camminando verso di noi, “Loro, invece, non sono davvero a scuola. Possono accedere ovunque, ma non possono influenzare ciò che è troppo lontano.”
“Capisco.” annuii.
Ci avvicinammo alla porta di uscita. Alan e Bianca mi guardarono. Sorrisi.
“Sei pronto, ragazzo?”
“Sì.”
“Andiamo.”
Si aprirono le porte della biblioteca.

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